MILANO – Di fronte alla crisi energetica, i nostri leader politici ed economici sono combattuti tra sentimenti contrastanti. Da un lato c'è la spinta tradizionalista, la paura del cambiamento, con i gruppi di interesse legati al petrolio e al gas che fanno pressione sul Governo per continuare a sussidiare le vecchie tecnologie fossili, le trivellazioni nazionali, i nuovi gasdotti e gassificatori, lo shopping di gas in Africa e Medio Oriente. Dall’altra parte c’è la spinta all'innovazione che viene dall’industria elettrica e da tutti quei settori della società che leggono in questa crisi un chiaro segnale: per perseguire l’indipendenza energetica dobbiamo emanciparci dalle fonti fossili e accelerare sui tre pilastri della transizione energetica: efficienza, elettrificazione e generazione di energia da fonti rinnovabili, sole, vento e acqua.
Le visioni contrastanti dell’establishment politico ed economico rispecchiano le divisioni all'interno della società italiana. Un recente sondaggio di SWG mostra che il dibattito su questi temi raramente si basa sull’osservazione dei dati, ma piuttosto su pregiudizi e resistenze culturali, legate più all’età che all’affiliazione politica. Secondo l'indagine, le percezioni degli over 55 sono ferme al passato: il 33% di loro ritiene che le energie rinnovabili non abbiano mai superato il 10% della produzione totale di elettricità in Italia. Solo il 7,5% di loro dà una stima vicina al dato reale: oggi gli italiani producono circa il 40% della propria energia elettrica da fonti rinnovabili (fonte: 2021, Terna). I giovani sotto i 24 anni sono i più informati: tra questi la quota di chi valuta correttamente il contributo delle rinnovabili alla produzione elettrica nazionale è tre volte maggiore: 22%.
Gli adulti over 55 sembrano aver dimenticato la grande tradizione delle rinnovabili italiane. Pochi sembrano ricordare le avanguardistiche turbine idroelettriche che fin da inizi Novecento alimentavano gli impianti elettrosiderurgici di Sesto San Giovanni con l’acqua delle Alpi. O Lardarello, la prima centrale geotermica al mondo, in Toscana. Pochi sanno che l'Italia è tra i leader mondiali nell'energia solare e che la società a partecipazione statale ENEL Green Power è una delle cinque maggiori aziende solari al mondo. Nel 2014, l'Italia ha anche brevemente guidato il mondo nell'uso di energia solare, che in quel anno ha rappresentato l'8% del consumo totale di elettricità del Paese.
L'Italia è stata tra i primi Stati membri ad aver raggiunto l'ultimo round di obiettivi di transizione fissati dall'UE per il 2020, con largo anticipo, nel 2014: il 94% degli italiani sopra i 55 anni pensa al contrario che l'Italia abbia mancato gli obiettivi, secondo l'indagine SWG. Nonostante questi primi successi, l'Italia ha poi rallentato e ora è al 12° posto tra i paesi dell'UE nella produzione di energia elettrica rinnovabile.
Il nuovo governo potrebbe cedere alla paura e rallentare ulteriormente il cambiamento, ma al momento l'Italia ha ancora il primato tra le grandi economie del continente in termini di intensità energetica (energia consumata per unità di PIL). Anche qui il vantaggio competitivo dell'Italia si sta riducendo. Nel 1995, l'economia italiana era più efficiente del 32% rispetto alla media UE; nel 2019, questo margine era sceso all'11%.
Come dimostra l'indagine SWG, gli italiani under 35 sono più allineati con la realtà tecnologica del secolo XXI. Ma gli ultra 55, che hanno un peso dominante sulla politica italiana, sovrastano i "nativi rinnovabili". Cresciuti nell'età d'oro delle tecnologie fossili, i baby boomer sono quelli che conosco di meno le tecnologie rinnovabili, i più propensi a sottovalutarne i rendimenti e a sovrastimarne i costi.
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La resistenza degli anziani verso la transizione energetica minaccia di sabotare l'innovazione e mettere a repentaglio le prospettive occupazionali dei giovani. Più a lungo gli over 55 bloccano l'innovazione e favoriscono i sussidi all’economia fossile, più l'Italia rischia di essere esclusa da uno dei settori in più rapida crescita di questo secolo.
Il nuovo governo ha in mano un piano industriale come non si vedeva da decenni. Negli anni '50 il Piano Marshall, guidato dagli Stati Uniti, servì a promuovere gli idrocarburi e la motorizzazione. Questo nuovo piano è guidato dall’Unione dei popoli d'Europa, pensato dagli europei per gli europei, a partire dalle loro vocazioni produttive e territoriali. Si tratta di un piano hi-tech per la costruzione di sistemi abitativi, di trasporto e di produzione efficienti, ben integrati con la biosfera e l'atmosfera. E può avere grandi ritorni, in termini di sicurezza e risparmio.
Le rinnovabili sono le fonti meno costose disponibile sul mercato, in termini di levelized cost of energy (LCE). Il costo maggiore è rappresentato dall'investimento iniziale per l’infrastruttura, ma la fonte è gratuita: acqua, sole, vento, calore della terra. Certo anche la transizione richiede materie prime, partner commerciali affidabili per fornirle, e capacità industriale per fabbricare pale, pannelli, centraline, reti. Ma l'Italia ha tutta le risorse necessarie per affrontare la sfida. Siamo il secondo paese industriale dell’Unione, la capacità industriale non ci manca. E la dipendenza dai metalli e delle terre rare si ridurrà con il miglioramento delle tecnologie di riciclo dei materiali, settore in cui pure siamo all’avanguardia.
La crisi energetica ha messo a nudo come le fonti fossili creino una dipendenza a lungo termine da petrostati e cartelli del petrolio, che aprono e chiudono i rubinetti per ricatti geopolitici. I combustibili fossili sono un bene altamente militarizzato. L'Italia sta sostituendo il gas russo con altro gas proveniente da paesi instabili, spesso interessati da guerre e guerriglie. Rischiamo di diventare il nuovo hub per il traffico di gas tra nord e sud del Mediterraneo, il ruolo che l'Ucraina ha avuto tra la Russia e il resto dell'Europa. È questo quello che vogliamo?
Storicamente, l'Italia ha abbracciato con entusiasmo l'innovazione energetica. È stata tra i leader nell'elettrificazione tra fine del XIX e inizio del XX secolo ed è stato tra i primi ad abbandonare i derivati del petrolio a favore del metano, più pulito e efficiente. Gli italiani di oggi devono seguire le orme delle generazioni precedenti e passare a forme avanzate, efficienti e più economiche di energia rinnovabile. I Boomers di oggi dovrebbero saperlo meglio e non devono essere autorizzati a bloccare la strada.
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For America to address the glaring flaws in its constitutional order, it will need to move to a system where judicial decisions are made not by “Democratic judges” or “Republican judges,” but just by judges. No other liberal democracy allows for such a corrosively politicized appointment process.
sees the country’s politicized Supreme Court as the biggest obstacle to addressing many other problems.
Though antitrust enforcement has been gaining momentum on both sides of the Atlantic, a handful of private actors still wield extraordinary market power – and thus power over ordinary people’s lives. With some calling for more radical action, and others warning that reining in firms’ market power would be unhelpful and even harmful, we asked PS commentators what needs to be done.
MILANO – Di fronte alla crisi energetica, i nostri leader politici ed economici sono combattuti tra sentimenti contrastanti. Da un lato c'è la spinta tradizionalista, la paura del cambiamento, con i gruppi di interesse legati al petrolio e al gas che fanno pressione sul Governo per continuare a sussidiare le vecchie tecnologie fossili, le trivellazioni nazionali, i nuovi gasdotti e gassificatori, lo shopping di gas in Africa e Medio Oriente. Dall’altra parte c’è la spinta all'innovazione che viene dall’industria elettrica e da tutti quei settori della società che leggono in questa crisi un chiaro segnale: per perseguire l’indipendenza energetica dobbiamo emanciparci dalle fonti fossili e accelerare sui tre pilastri della transizione energetica: efficienza, elettrificazione e generazione di energia da fonti rinnovabili, sole, vento e acqua.
Le visioni contrastanti dell’establishment politico ed economico rispecchiano le divisioni all'interno della società italiana. Un recente sondaggio di SWG mostra che il dibattito su questi temi raramente si basa sull’osservazione dei dati, ma piuttosto su pregiudizi e resistenze culturali, legate più all’età che all’affiliazione politica. Secondo l'indagine, le percezioni degli over 55 sono ferme al passato: il 33% di loro ritiene che le energie rinnovabili non abbiano mai superato il 10% della produzione totale di elettricità in Italia. Solo il 7,5% di loro dà una stima vicina al dato reale: oggi gli italiani producono circa il 40% della propria energia elettrica da fonti rinnovabili (fonte: 2021, Terna). I giovani sotto i 24 anni sono i più informati: tra questi la quota di chi valuta correttamente il contributo delle rinnovabili alla produzione elettrica nazionale è tre volte maggiore: 22%.
Gli adulti over 55 sembrano aver dimenticato la grande tradizione delle rinnovabili italiane. Pochi sembrano ricordare le avanguardistiche turbine idroelettriche che fin da inizi Novecento alimentavano gli impianti elettrosiderurgici di Sesto San Giovanni con l’acqua delle Alpi. O Lardarello, la prima centrale geotermica al mondo, in Toscana. Pochi sanno che l'Italia è tra i leader mondiali nell'energia solare e che la società a partecipazione statale ENEL Green Power è una delle cinque maggiori aziende solari al mondo. Nel 2014, l'Italia ha anche brevemente guidato il mondo nell'uso di energia solare, che in quel anno ha rappresentato l'8% del consumo totale di elettricità del Paese.
L'Italia è stata tra i primi Stati membri ad aver raggiunto l'ultimo round di obiettivi di transizione fissati dall'UE per il 2020, con largo anticipo, nel 2014: il 94% degli italiani sopra i 55 anni pensa al contrario che l'Italia abbia mancato gli obiettivi, secondo l'indagine SWG. Nonostante questi primi successi, l'Italia ha poi rallentato e ora è al 12° posto tra i paesi dell'UE nella produzione di energia elettrica rinnovabile.
Il nuovo governo potrebbe cedere alla paura e rallentare ulteriormente il cambiamento, ma al momento l'Italia ha ancora il primato tra le grandi economie del continente in termini di intensità energetica (energia consumata per unità di PIL). Anche qui il vantaggio competitivo dell'Italia si sta riducendo. Nel 1995, l'economia italiana era più efficiente del 32% rispetto alla media UE; nel 2019, questo margine era sceso all'11%.
Come dimostra l'indagine SWG, gli italiani under 35 sono più allineati con la realtà tecnologica del secolo XXI. Ma gli ultra 55, che hanno un peso dominante sulla politica italiana, sovrastano i "nativi rinnovabili". Cresciuti nell'età d'oro delle tecnologie fossili, i baby boomer sono quelli che conosco di meno le tecnologie rinnovabili, i più propensi a sottovalutarne i rendimenti e a sovrastimarne i costi.
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Il nuovo governo ha in mano un piano industriale come non si vedeva da decenni. Negli anni '50 il Piano Marshall, guidato dagli Stati Uniti, servì a promuovere gli idrocarburi e la motorizzazione. Questo nuovo piano è guidato dall’Unione dei popoli d'Europa, pensato dagli europei per gli europei, a partire dalle loro vocazioni produttive e territoriali. Si tratta di un piano hi-tech per la costruzione di sistemi abitativi, di trasporto e di produzione efficienti, ben integrati con la biosfera e l'atmosfera. E può avere grandi ritorni, in termini di sicurezza e risparmio.
Le rinnovabili sono le fonti meno costose disponibile sul mercato, in termini di levelized cost of energy (LCE). Il costo maggiore è rappresentato dall'investimento iniziale per l’infrastruttura, ma la fonte è gratuita: acqua, sole, vento, calore della terra. Certo anche la transizione richiede materie prime, partner commerciali affidabili per fornirle, e capacità industriale per fabbricare pale, pannelli, centraline, reti. Ma l'Italia ha tutta le risorse necessarie per affrontare la sfida. Siamo il secondo paese industriale dell’Unione, la capacità industriale non ci manca. E la dipendenza dai metalli e delle terre rare si ridurrà con il miglioramento delle tecnologie di riciclo dei materiali, settore in cui pure siamo all’avanguardia.
La crisi energetica ha messo a nudo come le fonti fossili creino una dipendenza a lungo termine da petrostati e cartelli del petrolio, che aprono e chiudono i rubinetti per ricatti geopolitici. I combustibili fossili sono un bene altamente militarizzato. L'Italia sta sostituendo il gas russo con altro gas proveniente da paesi instabili, spesso interessati da guerre e guerriglie. Rischiamo di diventare il nuovo hub per il traffico di gas tra nord e sud del Mediterraneo, il ruolo che l'Ucraina ha avuto tra la Russia e il resto dell'Europa. È questo quello che vogliamo?
Storicamente, l'Italia ha abbracciato con entusiasmo l'innovazione energetica. È stata tra i leader nell'elettrificazione tra fine del XIX e inizio del XX secolo ed è stato tra i primi ad abbandonare i derivati del petrolio a favore del metano, più pulito e efficiente. Gli italiani di oggi devono seguire le orme delle generazioni precedenti e passare a forme avanzate, efficienti e più economiche di energia rinnovabile. I Boomers di oggi dovrebbero saperlo meglio e non devono essere autorizzati a bloccare la strada.