mazzucato52_Mario TamaGetty Images_water agriculture drought Mario Tama/Getty Images

Dobbiamo fare i conti con la crisi idrica globale

LONDRA – La crisi idrica mondiale non può più essere ignorata. Se non gestiremo correttamente l’acqua, non riusciremo né ad affrontare il cambiamento climatico né a raggiungere la maggior parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

Le inondazioni, la siccità, le tempeste cicloniche e le ondate di caldo senza precedenti dello scorso anno hanno mostrato cosa ci attende. Questi disastri attirano molta attenzione, ma la sottostante crisi idrica no. Le sfide legate all’acqua – che ce ne sia troppa o troppo poca, o che sia sporca e poco sicura – stanno già alimentando l’insicurezza alimentare e sanitaria cronica in intere regioni. Ogni 80 secondi un bambino sotto i cinque anni muore per una malattia causata dall’acqua inquinata; e altre centinaia di milioni di persone presentano segni di rachitismo e prospettive di vita ridotte.

A peggiorare le cose c’è il fatto di essere entrati in un circolo vizioso in cui l’interazione tra crisi idrica, riscaldamento globale e perdita di biodiversità e capitale naturale esacerba tutti e tre. L’erosione delle zone umide e la perdita di umidità del suolo rischiano di trasformare alcuni dei grandi depositi di carbonio del pianeta in nuove fonti di emissioni di gas serra, con conseguenze devastanti per il clima.

Nessun paese può contare sul proprio territorio per più della metà delle precipitazioni che riceve. L’acqua dolce di tutti proviene in ultima analisi dalle precipitazioni, che dipendono dalla presenza di oceani stabili, foreste intatte ed ecosistemi sani in altri paesi e regioni. Tuttavia, la capacità dei sistemi terrestre e oceanico di generare acqua è in fase di destabilizzazione.

In veste di co-presidenti della Global Commission on the Economics of Water, chiediamo un’azione collettiva per superare la crisi idrica. Dobbiamo organizzare una risposta più audace, più integrata tra i settori, più interconnessa a livello nazionale e globale e più equa rispetto agli sforzi precedenti. Servirà una nuova “economia dell’acqua”, nonché una strategia globale per affrontare sette punti chiave.

1. Dobbiamo riconoscere il ciclo globale dell’acqua come un bene comune e gestirlo di conseguenza. Dal momento che alla fine tutti sono connessi attraverso l’acqua, dobbiamo lavorare insieme per spezzare il circolo vizioso e riportare l’acqua su una traiettoria sostenibile. E per farlo servirà una visione basata sulla giustizia e sull’equità per tutte le comunità ovunque esse siano.

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2. Dobbiamo adottare un approccio orientato alla mission che comprenda tutti i ruoli chiave che l’acqua svolge per il benessere degli esseri umani. Significa trattare l’acqua potabile per uso domestico come un diritto umano e agire collettivamente per stabilizzare il ciclo idrologico globale gestendo l’uso dell’acqua nell’industria. Per garantire la sicurezza alimentare e filiere di distribuzione resilienti e per preservare la biodiversità e i pozzi naturali di assorbimento del carbonio, avremo bisogno di una rivoluzione nella gestione dell’acqua sia verde (pluviale) che blu (irrigata).

Oltre a mobilitare diversi stakeholder, dovremo utilizzare politiche di innovazione e strategie industriali per catalizzare soluzioni per gestire la crisi idrica. Dovremmo aumentare gli investimenti nell’acqua attraverso nuove partnership pubblico-privato ambiziose come quelle che ci hanno portato sulla luna 50 anni fa; ma dobbiamo porre delle condizioni per garantire che il valore creato collettivamente sia ampiamente condiviso.

3. Dobbiamo smettere di accettare una sottotariffazione dell’acqua. Con prezzi adeguati e un sostegno mirato per i poveri, l’acqua verrebbe utilizzata in modo più efficiente in ogni settore, in modo più equo in ogni comunità e in modo più sostenibile sia a livello locale che globale. Ma il nostro processo decisionale deve anche tenere conto del valore non economico dell’acqua, garantendo di tutelare l’ecosistema più ampio da cui dipendono il ciclo dell’acqua (e le società umane).

4. Dobbiamo eliminare gradualmente circa 700 miliardi di dollari di sussidi annuali per l’agricoltura e l’acqua – che spesso alimentano un consumo eccessivo di acqua e altre pratiche dannose per l’ambiente – e ridurre le perdite negli odierni sistemi di erogazione dell’acqua. In questo modo si smobiliterebbero risorse significative con cui incentivare la conservazione dell’acqua e sostenere direttamente i poveri.

5. Dovremmo istituire delle Just Water Partnership (JWP) per garantire che i paesi a basso e medio reddito possano investire nell’accesso all’acqua, nella resilienza e nella sostenibilità, con modalità che contribuiscano sia ai loro obiettivi di sviluppo nazionale che al bene comune globale.

Le Just Water Partnership aiuterebbero a riunire diversi flussi di finanziamento, non solo reindirizzando sussidi interni inefficienti verso usi migliori, ma anche consentendo alle banche multilaterali di sviluppo e alle istituzioni finanziarie per lo sviluppo di sfruttare le finanze pubbliche e attirare più capitale privato. Il ritorno economico di questi investimenti supererebbe di gran lunga i loro costi, soprattutto se le Just Water Partnership sono progettate per massimizzare le sinergie con le iniziative per affrontare il cambiamento climatico e raggiungere una crescita più inclusiva.

6. Dovremmo sostenere un’innovazione più dinamica per estendere la portata delle scarse risorse idriche. Ancora una volta, tali investimenti produrranno rendimenti elevati. Andare sulla luna ha prodotto progressi non solo nel settore aerospaziale, ma anche nella nutrizione, nell’elettronica, nelle comunicazioni, nei materiali e nel software. Allo stesso modo, concentrare la nostra attenzione sulla sfida dell’acqua significa fare molte cose in modo diverso, il che porterà a scoperte creative in molti settori.

Ad esempio, il rafforzamento dei sistemi di stoccaggio dell’acqua dolce ci richiederà di reinventare il modo in cui gestiamo le zone umide e le risorse idriche sotterranee che sono state pericolosamente depauperate. Lo sviluppo di un’economia urbana circolare (orientata al riciclaggio) per l’acqua creerà una nuova logica per il trattamento delle acque reflue industriali e urbane. L’adozione di un’irrigazione di precisione, un’agricoltura pluviale resistente alla siccità e colture a minore consumo idrico ci sposteranno verso sistemi alimentari più sostenibili e redditi più elevati per gli agricoltori. Ed è possibile ridurre l’impronta idrica nella produzione, anche attraverso il riutilizzo dell’acqua nella produzione di materiali critici come il litio di cui abbiamo bisogno per l’elettrificazione diffusa.

7. Dobbiamo rimodellare la governance multilaterale per l’acqua. Il sistema attuale è molto frammentato e inadeguato alla sfida. Uno strumento utile è la politica commerciale. Incorporando gli standard di conservazione dell’acqua negli accordi commerciali possiamo incoraggiare pratiche più sostenibili e scoraggiare sovvenzioni idriche dispendiose. Bisogna anche sfruttare il multilateralismo per sviluppare competenze e capacità a livello globale e per proteggere gli agricoltori, le donne, le popolazioni indigene e i consumatori che sono in prima linea nella conservazione dell’acqua.

Abbiamo ancora la possibilità di convertire la crisi idrica in un’opportunità globale per il progresso dell’intera economia e un nuovo contratto sociale con al centro giustizia ed equità. In caso contrario, non avremo più un sistema terrestre sicuro.

Traduzione di Simona Polverino

https://prosyn.org/bBv4fpxit