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L’Europa ha bisogno di reimpostare il suo approccio all’immigrazione

BRUXELLES – Più di 900 migranti sono annegati nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Nel frattempo, le navi di soccorso della Open Arms e dell’Ocean Viking hanno trascorso l’estate alla ricerca di un porto sicuro che autorizzasse lo sbarco del loro carico umano. I campi profughi dell’isola greca di Lesbo sono sovraffollati e le condizioni nei campi di detenzione in Libia sono orribili. La Turchia, da parte sua, ha messo a rischio l’accordo in base al quale aveva finora fermato i flussi di migranti verso l’Unione europea.

Se da un lato l’Europa vuole aiutare i migranti e rispettare le leggi internazionali, dall’altro non vuole esserne travolta. Il picco di rifugiati e migranti che è arrivato nell’UE tra il 2015 e il 2016, molti dei quali in fuga dal conflitto in Siria, ha indebolito drammaticamente la fiducia all’interno del blocco dei paesi UE. L’enorme flusso di migranti ha poi corroso la fiducia dei governi nei confronti della gestione delle frontiere esterne e del sistema d’asilo da parte dell’UE e ha evidenziato una forte debolezza nella partnership con i paesi di origine dei migranti. L’immigrazione è quindi diventata uno scontro politico a vantaggio dei populisti.

La nuova Commissione europea sotto la presidenza di Ursula von der Leyen deve pertanto riprendere il controllo dell’immigrazione rispettando allo stesso tempo la dignità di chi cerca una vita migliore. Per fare questo, deve reimpostare l’approccio dell’UE in quattro aree principali, mobilitando gli stati membri nell’interesse stesso dell’UE.

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