Orban and Kaczynski Mikhail Svetlov & Artur Widak/Getty Images

L’internazionalismo illiberale

VARSAVIA – Nel primo decennio del potere sovietico Stalin sosteneva l’idea del “socialismo in un solo paese”, il che significava che finché le condizioni non fossero maturate il socialismo sarebbe andato bene solo per l’URSS. Quando il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán dichiarò nel luglio del 2014 l’intenzione di costruire una “democrazia illiberale”, in molti pensarono che volesse creare l’”illiberalismo in un solo paese”. Ora Orbán e Jarosław Kaczyński, leader del partito polacco Diritto e Giustizia (PiS), e burattinaio del governo (pur non avendo alcun incarico ufficiale) hanno proclamato una contro-rivoluzione mirata a trasformare l’Unione europea in un progetto illiberale.

Dopo una giornata di sorrisi e pacche sulle spalle nel corso del Forum di Krynica (una specie di Davos regionale), durante il quale Orbán è stato nominato Uomo dell’anno, Kaczyński e Orbán hanno annunciato di voler portare avanti una richiesta da parte di 100 milioni di europei di ricostruire l’UE sulla base di principi nazionalisti e religiosi. E’ facile immaginare Václav Havel, un ex vincitore del premio, rivoltarsi nella tomba al suono di queste parole. Anche l’ex Primo Ministro ucraino, Yuliya Tymoshenko, anche lei vincitrice del premio in passato, sarà rimasta esterrefatta soprattutto dato che il suo paese è devastato dalla Russia sotto la guida del Presidente Vladimir Putin, ovvero il papa dell’illiberalismo e un modello per Kaczyński e Orbán.

Entrambi vogliono cogliere l’opportunità offerta dal referendum sulla Brexit del Regno Unito, che ha dimostrato che nell’UE di oggi la modalità oratoria preferita dei democratici illiberali (ovvero le bugie e le calunnie) possono premiare da un punto di vista politico e professionale (basta chiedere al nuovo Ministro degli esteri, Boris Johnson, uno dei principali sostenitori della Brexit). La fusione delle competenze dei due uomini potrebbe renderli una minaccia ben più seria di quanto molti europei vorrebbero credere.

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