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Quale direzione per le banche centrali?

CAMBRIDGE – I banchieri centrali di tutto il mondo, con studiosi al seguito, si sono riuniti per il loro momento di riflessione annuale a Jackson Hole, nel Wyoming. Ma il tema dell’incontro di quest’anno, “Sfide per la politica monetaria”, rischia d’incoraggiare un atteggiamento di autocompiacimento, tanto ristretto quanto pericoloso.

Per farla breve, ritoccare i target d’inflazione, le strategie di comunicazione o persino i bilanci non è una risposta adeguata alle sfide che le principali economie devono affrontare oggi. Piuttosto, dieci anni di inflazione inferiore al target in tutto il mondo sviluppato, con altri trenta previsti dal mercato, e il completo fallimento degli sforzi della Banca del Giappone per aumentare l’inflazione suggeriscono che ciò che prima era considerato assiomatico, in realtà è falso: le banche centrali non sempre possono controllare il tasso d’inflazione con la politica monetaria.

L’Europa e il Giappone sono attualmente caduti in quello che potrebbe definirsi un buco nero monetario – una trappola della liquidità in cui la possibilità di adottare una politica monetaria espansionistica è minima. Gli Stati Uniti sono a una sola recessione di distanza da un destino simile, dato che, come illustra il grafico qui sotto, quando arriverà la prossima congiuntura negativa non vi sarà margine sufficiente per tagliare i tassi di interesse. E con i tassi dei titoli decennali all’1,5% e i tassi di interesse a termine negativi, la possibilità che misure come il quantitative easing e la forward guidance offrano uno stimolo incrementale è molto ridotta, anche supponendo che tali strumenti siano efficaci (cosa di cui dubitiamo).     

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