European Union (EU) and Italian national flag banners hang in central Rome Elisabetta A. Villa/Getty Images

Cosa significa per l’Europa la crisi italiana

MILANO – Da quando il Movimento 5 Stelle populista e la Lega di destra hanno ottenuto la maggioranza in parlamento alle elezioni del 4 marzo scorso, la politica italiana ha vissuto un periodo d’impasse durante il quale i due partiti si sono sforzati di formare un governo. Ora, però, che il presidente Sergio Mattarella ha respinto la loro proposta di nominare l’economista euroscettico Paolo Savona alla guida del ministero dell’economia e delle finanze, la situazione ha assunto una piega drammatica.     

Anziché sondare delle alternative più moderate, la coalizione ha abbandonato i negoziati invocando il ritorno alle urne. Il tentativo di dare vita a un governo tecnico di transizione scelto da Mattarella è stato seguito da uno scontro con i populisti, che avrebbe potuto innescare una crisi istituzionale e seminare il panico sui mercati. Adesso sembra che il vento sia nuovamente cambiato e che l’ipotesi di un governo di coalizione sia tornata in discussione. Ma la situazione resta estremamente fluida – e instabile.   

Questa è la prima volta nella storia dell’Italia del dopoguerra che una coalizione di partiti appartenenti alle frange estreme della politica tenta di formare un governo senza alcun contributo da parte delle forze centriste. Dal canto loro, il M5S e la Lega rappresentano due elettorati diversi, ma potenzialmente sovrapponibili. Mentre la roccaforte dei pentastellati è ubicata al sud, più povero, quella della Lega si trova nel ricco nord, dove un’ampia comunità di piccole imprese nutre timori associati all’immigrazione, alla globalizzazione e all’aumento della pressione fiscale.     

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