Nearly three months after Russia launched its invasion, Western countries appear more committed than ever to Ukraine’s defense, and, in some quarters, to Russia’s defeat. We asked PS commentators what outcome the West, Russia, and Ukrainians themselves can realistically expect.
NEW YORK – Alla fine gli Stati Uniti stanno mostrando segni di ripresa dalla crisi scoppiata alla fine dell’amministrazione del presidente George W. Bush, quando la quasi-implosione del suo sistema finanziario provocò onde d’urto in tutto il mondo. Ma non si tratta di una ripresa forte; diciamo che alla meglio non si sta ampliando il divario tra il punto in cui l’economia avrebbe dovuto essere e il punto in cui si trova oggi. Se si sta colmando, lo sta facendo in modo molto lento; i danni causati dalla crisi sembrano essere a lungo termine.
E potrebbe anche peggiorare. Dall’altra parte dell’Atlantico, ci sono pochi segnali di una ripresa anche modesta in stile Usa: il divario tra il punto in cui si trova l’Europa e il punto in cui dovrebbe essere senza crisi continua a crescere. Nella maggior parte dei Paesi dell’Unione europea, il Pil pro capite è inferiore al periodo precedente la crisi. Un mezzo decennio perduto si è rapidamente trasformato in un intero decennio perduto. Dietro alle fredde statistiche, ci sono vite rovinate, sogni svaniti e famiglie andate a pezzi (o mai formatesi) mentre la stagnazione – in alcuni posti la depressione – avanza anno dopo anno.
L’Ue vanta persone molto talentuose e con un alto grado di istruzione. I suoi Paesi membri contano su forti quadri giuridici e società ben funzionanti. Prima della crisi, la maggior parte aveva persino economie ben funzionanti. In alcuni Paesi, la produttività all’ora – o il tasso di crescita – era tra le più alte del mondo.
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