BRUXELLES – Le monete dei mercati emergenti stanno crollando e le loro banche centrali sono ora impegnate a implementare politiche di austerità per stabilizzare i mercati finanziari dei propri paesi. Ma chi dobbiamo incolpare per questa situazione?
Qualche anno fa, quando la Federal Reserve si è imbarcata nell’ennesima manovra di “quantitative easing”, alcuni leader dei mercati emergenti hanno protestato a gran voce. Hanno infatti visto gli acquisti senza limiti temporali dei titoli a lungo termine da parte della Fed come un tentativo di architettare una svalutazione competitiva del dollaro. Inoltre sono preoccupati in quanto delle condizioni monetarie troppo vantaggiose negli Stati Uniti potrebbero liberare un flusso di “capitali vaganti” facendo salire il loro tasso di cambio. Ciò, temono, potrebbe comportare non solo una diminuzione della loro competitività nelle esportazioni ed una spinta verso il deficit dei loro conti esterni, ma li potrebbe anche esporre a delle dure conseguenze di fronte ad un arresto improvviso di flussi di capitale in seguito ad un’inversione di tendenza da parte dei policy maker statunitensi.
A prima vista, questi timori sembrano ben fondati. Come riassume il titolo di uno studio recente pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale “I flussi di capitale sono volatili: sempre, ovunque”. Il semplice annuncio che la Fed potrebbe diminuire le operazioni della sua politica monetaria anticonformista ha portato all’attuale fuga di capitali dai mercati emergenti.
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While facing an uphill political battle at home, Turkey’s recently re-elected President Recep Tayyip Erdoğan handily won the diaspora vote. He did so by capitalizing on the resentment and alienation felt by second- and third-generation Turkish immigrants who often feel estranged in the countries where they were born.
explains how displacement can make expatriates and minorities more susceptible to extremist ideologies.
Calls at this year’s Shangri-La Dialogue in Singapore to improve military-to-military communication between the US and China, especially in light of increasingly aggressive encounters at sea and in the air, fell on deaf ears. Despite the best efforts of the US and its allies, China is in no hurry to re-engage.
considers the implications of the complete collapse of defense diplomacy between the US and China.
To think that technology will save us from climate change is to invite riskier behavior, or moral hazard. Whether a climate solution creates new problems has little to do with the solution, and everything to do with us.
offers lessons for navigating a field that is fraught with hype, unintended consequences, and other pitfalls.
BRUXELLES – Le monete dei mercati emergenti stanno crollando e le loro banche centrali sono ora impegnate a implementare politiche di austerità per stabilizzare i mercati finanziari dei propri paesi. Ma chi dobbiamo incolpare per questa situazione?
Qualche anno fa, quando la Federal Reserve si è imbarcata nell’ennesima manovra di “quantitative easing”, alcuni leader dei mercati emergenti hanno protestato a gran voce. Hanno infatti visto gli acquisti senza limiti temporali dei titoli a lungo termine da parte della Fed come un tentativo di architettare una svalutazione competitiva del dollaro. Inoltre sono preoccupati in quanto delle condizioni monetarie troppo vantaggiose negli Stati Uniti potrebbero liberare un flusso di “capitali vaganti” facendo salire il loro tasso di cambio. Ciò, temono, potrebbe comportare non solo una diminuzione della loro competitività nelle esportazioni ed una spinta verso il deficit dei loro conti esterni, ma li potrebbe anche esporre a delle dure conseguenze di fronte ad un arresto improvviso di flussi di capitale in seguito ad un’inversione di tendenza da parte dei policy maker statunitensi.
A prima vista, questi timori sembrano ben fondati. Come riassume il titolo di uno studio recente pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale “I flussi di capitale sono volatili: sempre, ovunque”. Il semplice annuncio che la Fed potrebbe diminuire le operazioni della sua politica monetaria anticonformista ha portato all’attuale fuga di capitali dai mercati emergenti.
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