BRUXELLES – Le monete dei mercati emergenti stanno crollando e le loro banche centrali sono ora impegnate a implementare politiche di austerità per stabilizzare i mercati finanziari dei propri paesi. Ma chi dobbiamo incolpare per questa situazione?
Qualche anno fa, quando la Federal Reserve si è imbarcata nell’ennesima manovra di “quantitative easing”, alcuni leader dei mercati emergenti hanno protestato a gran voce. Hanno infatti visto gli acquisti senza limiti temporali dei titoli a lungo termine da parte della Fed come un tentativo di architettare una svalutazione competitiva del dollaro. Inoltre sono preoccupati in quanto delle condizioni monetarie troppo vantaggiose negli Stati Uniti potrebbero liberare un flusso di “capitali vaganti” facendo salire il loro tasso di cambio. Ciò, temono, potrebbe comportare non solo una diminuzione della loro competitività nelle esportazioni ed una spinta verso il deficit dei loro conti esterni, ma li potrebbe anche esporre a delle dure conseguenze di fronte ad un arresto improvviso di flussi di capitale in seguito ad un’inversione di tendenza da parte dei policy maker statunitensi.
A prima vista, questi timori sembrano ben fondati. Come riassume il titolo di uno studio recente pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale “I flussi di capitale sono volatili: sempre, ovunque”. Il semplice annuncio che la Fed potrebbe diminuire le operazioni della sua politica monetaria anticonformista ha portato all’attuale fuga di capitali dai mercati emergenti.
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After years in the political wilderness, the UK Labour Party is now far ahead in opinion polls, with sensible plans for improving the country's economic performance. But to translate promises into results, any future government will have to do something about the elephant in the room: chronic under-investment.
explains what it will take for any political party to restore hope in the country's long-term economic future.
For the US, Slovakia's general election may produce another unreliable allied government. But instead of turning a blind eye to such allies, as President Joe Biden has been doing with Poland, or confronting them with an uncompromising stance, the US should spearhead efforts to help mend flawed democracies.
reflect on the outcome of Slovakia's general election in the run-up to Poland's decisive vote.
BRUXELLES – Le monete dei mercati emergenti stanno crollando e le loro banche centrali sono ora impegnate a implementare politiche di austerità per stabilizzare i mercati finanziari dei propri paesi. Ma chi dobbiamo incolpare per questa situazione?
Qualche anno fa, quando la Federal Reserve si è imbarcata nell’ennesima manovra di “quantitative easing”, alcuni leader dei mercati emergenti hanno protestato a gran voce. Hanno infatti visto gli acquisti senza limiti temporali dei titoli a lungo termine da parte della Fed come un tentativo di architettare una svalutazione competitiva del dollaro. Inoltre sono preoccupati in quanto delle condizioni monetarie troppo vantaggiose negli Stati Uniti potrebbero liberare un flusso di “capitali vaganti” facendo salire il loro tasso di cambio. Ciò, temono, potrebbe comportare non solo una diminuzione della loro competitività nelle esportazioni ed una spinta verso il deficit dei loro conti esterni, ma li potrebbe anche esporre a delle dure conseguenze di fronte ad un arresto improvviso di flussi di capitale in seguito ad un’inversione di tendenza da parte dei policy maker statunitensi.
A prima vista, questi timori sembrano ben fondati. Come riassume il titolo di uno studio recente pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale “I flussi di capitale sono volatili: sempre, ovunque”. Il semplice annuncio che la Fed potrebbe diminuire le operazioni della sua politica monetaria anticonformista ha portato all’attuale fuga di capitali dai mercati emergenti.
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