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Benvenuti nella giungla

BERLINO – Nel suo saggio del 1960, Massa e potere, Elias Canetti osserva che gli autocrati paranoici che si identificano come “sopravvissuti” tendono a circondarsi di uno spazio vuoto così da riuscire a scorgere qualunque pericolo in avvicinamento. Gli unici soggetti affidabili sono coloro che si lasciano uccidere. Ad ogni esecuzione di cui è responsabile, il dittatore aumenta la “forza della sopravvivenza”.     

Come descrivere meglio Vladimir Putin? L’autocrate russo preferisce sedere da solo all’estremità di un lungo tavolo bianco, lanciando ultimatum e invasioni, e ordinando l’arresto (o l’assassinio) dei suoi oppositori politici. Putin ha costruito il suo potere grazie a guerre sanguinose in Cecenia, Georgia, Siria e Ucraina. La sua sopravvivenza dipende dall’annientamento dell’esistenza altrui.  

Ora, però, Putin ha fatto scattare l’istinto di sopravvivenza in altri. Volodymyr Zelensky, l’attore divenuto presidente dell’Ucraina, è emerso come l’eroe che incarna la lotta per l’esistenza della sua nazione. La Nato è stata resuscitata dalla sua inquietante “morte cerebrale”. E l’Unione europea si è trasformata all’improvviso da progetto di pace introspettivo in una comunità di sovranità e sicurezza. Come mi ha detto questa settimana un diplomatico europeo di lunga esperienza, “la Russia è troppo grande e troppo legata a noi per consentirle di comportarsi in modo prepotente e svincolato da qualsivoglia regola. O la nostra risposta riuscirà a fermare questa guerra, o il nostro mondo andrà in rovina”.       

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