La vecchia magia fiscale

WASHINGTON, DC – Negli Stati Uniti è arrivato inesorabile il momento di pagare le imposte – la temuta scadenza di metà aprile per la compilazione dei modelli di versamento. Ma ora è passato. Il sistema –& come ben sanno gli americani – è diventato penosamente complesso, con numerose scappatoie in cui infilarsi. Il timore di un controllo da parte dell’Internal Revenue Service aleggia nelle case di tutto il Paese.

In un momento così sensibile, non sorprende che i politici lancino l’idea di “riforma fiscale” – come a suggerire di poter semplificare il sistema, eliminare le scappatoie e utilizzare i proventi per ridurre le aliquote fiscali. Il fascino di questi appelli è che un giro di vite sull’elusione fiscale di altri significherebbe meno tasse per tutti in futuro.

Utilizzando il gergo politico sempre più diffuso nell’ambiente, la riforma fiscale viene definita “revenue neutral”, ossia non modificherà il totale delle entrate fiscali per il governo, quindi né aggraverà il deficit di bilancio né farà lievitare il debito nazionale. Il messaggio subliminale è di poter avere tutto ciò che ci si aspetta attualmente in termini di servizi pubblici a un costo inferiore a quello attuale.

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