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L’anno della resa dei conti per le banche centrali

CHICAGO – Dal 2008 le banche centrali dei paesi industriali si sono discostate dalla politica monetaria classica in vari modi. Hanno cercato di persuadere il pubblico attraverso lo strumento della “forward guidance”, la comunicazione di previsioni e intenzioni future, che i tassi di interesse sarebbero rimasti bassi per lunghi periodi di tempo. Inoltre, hanno implementato una serie di programmi, come le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (LTRO), il programma per il mercato dei titoli finanziari (SMP), e il cosiddetto allentamento quantitativo (QE) con l’intento di perseguire vari obiettivi.

Più recentemente, le banche centrali hanno anche introdotto tassi di interesse negativi e – dalla Banca del Giappone (BOJ), che è sempre stata in prima linea sul fronte dell’innovazione – il controllo della curva dei rendimenti. Alcune banche centrali, poi, sono ricorse a politiche non convenzionali ma ben note, come il controllo diretto del tasso di cambio.

Adesso, però, poiché l’impressione è che la maggior parte delle principali banche centrali stia cercando di normalizzare la politica monetaria, dovremmo chiederci perché queste misure straordinarie siano state utilizzate e se abbiano funzionato. Guardando al futuro, dovremmo domandarci quale effetto avrà la loro graduale eliminazione e se il loro impiego possa destare  preoccupazioni nel lungo periodo. Rispondendo a queste domande, i banchieri centrali saranno meglio preparati ad affrontare eventuali crisi future.

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