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Che tipo di tassa sulla ricchezza?

MILANO – Le proposte per un’ampia imposta sulla ricchezza non sono nuove, ma ora sotto l’occhio vigile degli Stati Uniti. La disuguaglianza in costante crescita di redditi e ricchezze ha sollevato preoccupazioni sociali ed etiche, anche tra le fila dei ricchi. Questo trend, insieme a un calo della mobilità sociale, sta portando a una polarizzazione politica, che a sua volta implica scelte politiche mediocri e incoerenti. E come sappiamo bene dalla storia l’aumento della disuguaglianza e l’intensificarsi della polarizzazione sociale e politica possono scatenare esiti ben più drammatici e violenti.

Fortunatamente, esiste un crescente corpus di ricerche di primo livello sulla portata, le dimensioni, la storia e le traiettorie della disuguaglianza in fatto di redditi e ricchezze. Davanti alla crescente domanda di risposte politiche fiscali al problema ci sono una serie di modalità per determinare quali misure sarebbero più efficaci, a seconda dello specifico obiettivo.

A sentire i candidati alle primarie del Partito Democratico per le elezioni americane, sembra che diversi fautori dell’imposta sulla ricchezza abbiano di fatto obiettivi piuttosto diversi. Bernie Sanders, che ha dichiarato, “i miliardari non dovrebbero esistere” sembra considerare la disuguaglianza estrema come offensiva in sé e per sé. Altri invece si focalizzano più su cosa significhi disuguaglianza per coloro che nella scala di distribuzione del reddito e della ricchezza si trovano tra metà e due terzi. Elizabeth Warren, ad esempio, intende tassare la ricchezza per pagare un’ambiziosa espansione dei servizi di sicurezza sociale e altri interventi. 

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