LONDRA – Per risolvere il problema della resistenza agli antibiotici, il mondo non ha solo bisogno di nuovi farmaci, ma anche di nuovi comportamenti – da parte di noi tutti, i sette miliardi di persone che abitiamo la terra. A causa del cattivo uso e dell’abuso di antibiotici, infezioni comuni come polmonite e tubercolosi stanno diventando sempre più resistenti agli attuali trattamenti; in alcuni casi, sono diventate completamente immuni.
La minaccia è globale. Secondo la Review on Antimicrobial Resistance, rivista da me diretta, le infezioni resistenti ai farmaci uccidono almeno 700.000 persone ogni anno. Entro il 2050, se non si fa nulla per affrontare il problema, potrebbero morire una decina di milioni di persone all’anno a causa di malattie già curabili.
Lo sviluppo di nuovi farmaci costituisce un percorso importante nell’ambito di una strategia coordinata per combattere la resistenza antimicrobica. Ma ciò non sarà sufficiente. Sarebbe anche necessario ridurre la nostra richiesta di antibiotici e capire che a volte possono fare più male che bene. Secondo una stima, negli Stati Uniti quasi una prescrizione su due per antibiotici è inappropriata o non necessaria. Dunque non è sorprendente il forte aumento della resistenza agli antibiotici.
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While carbon pricing and industrial policies may have enabled policymakers in the United States and Europe to avoid difficult political choices, we cannot rely on these tools to achieve crucial climate goals. Climate policies must move away from focusing on green taxes and subsidies and enter the age of politics.
explains why achieving climate goals requires a broader combination of sector-specific policy instruments.
The long-standing economic consensus that interest rates would remain low indefinitely, making debt cost-free, is no longer tenable. Even if inflation declines, soaring debt levels, deglobalization, and populist pressures will keep rates higher for the next decade than they were in the decade following the 2008 financial crisis.
thinks that policymakers and economists must reassess their beliefs in light of current market realities.
LONDRA – Per risolvere il problema della resistenza agli antibiotici, il mondo non ha solo bisogno di nuovi farmaci, ma anche di nuovi comportamenti – da parte di noi tutti, i sette miliardi di persone che abitiamo la terra. A causa del cattivo uso e dell’abuso di antibiotici, infezioni comuni come polmonite e tubercolosi stanno diventando sempre più resistenti agli attuali trattamenti; in alcuni casi, sono diventate completamente immuni.
La minaccia è globale. Secondo la Review on Antimicrobial Resistance, rivista da me diretta, le infezioni resistenti ai farmaci uccidono almeno 700.000 persone ogni anno. Entro il 2050, se non si fa nulla per affrontare il problema, potrebbero morire una decina di milioni di persone all’anno a causa di malattie già curabili.
Lo sviluppo di nuovi farmaci costituisce un percorso importante nell’ambito di una strategia coordinata per combattere la resistenza antimicrobica. Ma ciò non sarà sufficiente. Sarebbe anche necessario ridurre la nostra richiesta di antibiotici e capire che a volte possono fare più male che bene. Secondo una stima, negli Stati Uniti quasi una prescrizione su due per antibiotici è inappropriata o non necessaria. Dunque non è sorprendente il forte aumento della resistenza agli antibiotici.
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