Greek Prime Minister Alex Tsipras Martin Schulz/Flickr

La Grecia senza illusioni

ATENE – “Il rimpasto di governo più costoso nella storia della Grecia.” Questo è per lo meno un modo per descrivere il risultato delle elezioni in Grecia dello scorso 20 settembre. Con poche eccezioni, gli stessi ministri sono tornati alle loro posizioni all’interno del governo sostenuto da una strana combinazione dei due partiti (il partito di centro sinistra “Syriza” e il partito minore di centro destra “Greci Indipendenti”) che hanno ricevuto solo una minima percentuale inferiore rispetto al governo precedente.

L’apparenza di continuità può tuttavia essere fuorviante. Se da un lato la percentuale degli elettori che sostengono il governo non è sostanzialmente cambiata, dall’altro 0,6 milioni dei 6,1 milioni di greci che hanno votato nel referendum del 5 luglio scorso sui prestiti “extend and pretend” legati ad una politica di austerità, questa volta non hanno votato. La perdita di un numero così elevato di elettori nel giro di due mesi rispecchia un cambio di posizione drammatico nell’elettorato greco, ovvero un passaggio da una posizione appassionata ad una posizione cupa.

Questo spostamento rispecchia il mandato che il Primo Ministro Alexis Tsipras ha cercato ed ottenuto. Lo scorso gennaio, quando ero al suo fianco, abbiamo chiesto agli elettori di sostenere la nostra determinazione a porre fine ai cosiddetti piani di salvataggio “extend and pretend” che avevano spinto la Grecia in un buco nero in nome delle politiche di austerità portate avanti in tutta Europa. Il governo rivotato il 20 settembre ha invece il mandato opposto, ovvero quello di implementare un programma di salvataggio “extend and pretend”, e quindi la variante peggiore.

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