0626040146f86f5010792b00_pa1660c.jpg Paul Lachine

Il prezzo dell’11 settembre

NEW YORK – L’11 settembre 2001, gli attacchi terroristici di Al Qaeda miravano a danneggiare gli Stati Uniti, e ci sono riusciti, ma in un modo che nemmeno Osama bin Laden si sarebbe mai immaginato. La risposta dell’allora presidente George W. Bush agli attacchi ha intaccato i principi fondamentali dell’America, minato la sua economia e indebolito la sicurezza del Paese.

L’attacco all’Afghanistan seguito agli attentati dell’11 settembre aveva un senso, ma la successiva invasione dell’Iraq non era in alcun modo associabile ad Al Qaeda – diversamente da quanto volesse far credere Bush. Quella “guerra per scelta” divenne presto molto costosa, rispetto alla cifra di 60 miliardi di dollari inizialmente stimata, in un momento in cui l’incompetenza del colosso americano si fondeva con le dissimulazioni disoneste.

In effetti, quando tre anni fa, insieme a Linda Bilmes, ho effettuato un calcolo dei costi sostenuti dall’America per la guerra, la cifra stimata dai conservatori si aggirava tra i 3000 e 5000 miliardi di dollari. Da allora, i costi sono saliti vertiginosamente. Considerando il 50% dei reduci che devono ricevere assegni di invalidità, e gli oltre 600.000 soldati curati nelle strutture mediche dei veterani, stimiamo che i futuri assegni di invalidità e i costi sanitari oscilleranno tra i 600 e i 900 miliardi di dollari. I costi sociali, visibili nel numero di suicidi dei veterani (18 al giorno negli ultimi anni) e nei tracolli familiari, sono invece incalcolabili.

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