pa2970c.jpg Paul Lachine

Troppo Grandi Da Gestire

WASHINGTON, DC – Nella discussione riguardo alla questione se le più grandi istituzioni finanziarie americane siano diventate o meno troppo grandi, è in corso un radicale cambiamento di rotta nell’opinione corrente. Due anni fa, durante il dibattito per la legislazione sulla riforma finanziaria “Dodd-Frank”, in pochi pensavano che le megabanche globali costituissero un problema urgente.

In ogni caso, il governo, secondo gli amministratori delegati delle più grandi banche, non poteva imporre un limite alle loro dimensioni patrimoniali, perché per far ciò si sarebbe compromessa la produttività e la competitività dell’economia statunitense. Si sentono ancora argomenti di tal tipo –ma, sempre più, solo da parte di coloro che sono impiegati da megabanche globali, inclusi i loro avvocati, consulenti, e docili economisti.

Tutti gli altri hanno cambiato punto di vista e ritengono che questi colossi finanziari siano diventati troppo grandi e complessi da gestire –con enormi conseguenze negative per l’economia generale. Ed ogni volta che l’amministratore delegato di una banca di questo tipo è costretto a dimettersi, aumenta le prova che queste organizzazioni sono diventate impossibili da gestire responsabilmente, in modo tale da generare valore sostenibile per gli azionisti e tenere fuori dai guai i contribuenti.

Wilbur Ross, un investitore leggendario con una grande esperienza nel settore dei servizi finanziari, ha espresso con chiarezza il punto di vista su questo tema del settore privato ben informato. Ross Ha di recente dichiarato alla CNBC,

“Penso sia stato un errore fondamentale da parte delle banche diventare tanto sofisticate , e penso che il problema più grande della sola dimensione sia la questione della complessità. Penso che probabilmente le banche siano diventate troppo complesse da gestire piuttosto che solo troppo grandi da gestire”

Sull’onda delle dimissioni di Vikram Pandit da AD di Citigroup, John Gapper ha sottolineato sul Financial Times che “le azioni di Citi si scambiano a meno di un terzo del multiplo al valore contabile di Wells Fargo”, perché quest’ultima è una “banca stabile e prevedibile”, mentre Citigroup è diventato troppo complicato. Gapper cita inoltre Mike Mayo, analista di spicco del settore bancario: “Citi è troppo grande per fallire, troppo grande da regolamentare, troppo grande da gestire, ed ha operato come se fosse troppo grande per preoccuparsene”. Perfino Sandy Weill, che ha costruito Citi come una megabanca, si è rivoltato contro la sua stessa creatura.

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Nello stesso tempo, le migliori autorità di regolamentazione hanno incominciato ad enunciare –con una certa precisione- cosa bisogna fare. Le nostre banche devono diventare più semplici. Tom Hoenig, ex presidente della Federal Reserve Bank di Kansas City, ed ora alto funzionario presso la Federal Deposit Insurance Corporation, sostiene la necessità di una separazione delle attività commerciali da quelle di gestione di titoli delle grandi banche. Le culture non si integrano mai bene, e le grandi aziende che commerciano titoli sono notoriamente difficili da gestire.

Hoenig e Richard Fisher, il presidente della Federal Reserve Bank di Dallas, hanno guidato l’attacco su questo tema all’interno del Sistema della Federal Reserve. Entrambi hanno enfatizzato il fatto che l’ essere “troppo complesso da gestire” è quasi sinonimo di “troppo grande da gestire”, almeno all’interno dell’odierno sistema bancario statunitense.

George Will, un giornalista conservatore molto letto, ha recentemente appoggiato l’opinione di Fisher. Le grandi banche ricevono ingenti sovvenzioni fiscali –sottoforma di protezione contro il rischio di ribasso per i loro creditori. Queste sovvenzioni sono pericolose, incoraggiano una eccessiva assunzione dei rischi ed una leva finanziaria molto elevata -che significa un ingente indebitamento in rapporto al patrimonio netto per ogni banca ed un debito veramente eccessivo per l’economia nel suo complesso.

Ora questi temi sono stati ripresi da Dan Tarullo, un membro influente del consiglio dei Governatori del Federal Reserve System. Di recente, in un importante discorso, Tarullo ha richiesto un contenimento alla dimensione delle più grandi banche americane, per limitare le loro passività non derivanti da depositi come percentuale del PIL –un approccio del tutto ragionevole e che si adatta alla legislazione che è stata proposta da due membri del Congresso, il Senatore Sherrod Brown ed il Rappresemtante Brad Miller.

Tarullo giustamente non considera la limitazione delle dimensioni delle grande banche come una panacea –il suo discorso ha messo in chiaro che vi sono molti rischi potenziali in tutti i sistemi finanziari. Ma, utilizzando il linguaggio spesso sfumato dei banchieri centrali, Tarullo ha trasmesso un messaggio chiaro: il culto della dimensione è stato un fallimento.

Più in generale, abbiamo perso di vista quanto si suppone che il sistema bancario sia tenuto a fare. Le banche giocano un ruolo fondamentale in tutte le moderne economie, ma tale ruolo non consiste nell’assunzione di una quantità enorme di rischi, dove le predite al ribasso vengono coperte dalla società.

Ross aveva ancora ragione questa settimana, quando ha dichiarato

“Penso che il vero scopo e la necessità reale che in questo paese sono alla base del sistema bancario è soprattutto quella di concedere prestiti soprattutto alle piccole imprese e agli individui. Penso che sia la parte più difficile da adempiere.”

Ed ha aggiunto,

“I mercati del capitale sono sufficiente sofisticati e sufficientemente profondi da permettere che le imprese più grandi abbiano un sacco di modi alternativi per trovare capitali. Le piccole imprese e gli individui privati non hanno davvero la possibilità di accedere ai mercati pubblici. Sono loro quelli che più seriamente hanno bisogno delle banche. Penso che queste abbiano come perso la traccia di tale scopo.”

Hoenig e Fisher hanno la giusta visione. Tarullo si dirige verso la strada giusta. Ross e molti altri nel settore privato comprendono appieno ciò che deve essere fatto. Coloro che si oppongono alle loro proposte di riforma sono probabilmente addetti ai lavori –persone che hanno ricevuto pagamenti dalle grandi banche nell’ultimo anno o due.

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