Hungarian Prime Minister Viktor Orban attends his Fidesz party campaign closing rally Laszlo Balogh/Getty Images

L’Ue deve smettere di finanziare l’illiberalismo

BRUXELLES – Dal 2004, ossia da quando l’Unione europea si è ampliata per includere molte degli ex stati comunisti dell’Europa centrale e dell’Est, il suo meccanismo di finanziamento regionale punta fortemente a migliorare le disuguaglianze economiche tra vecchi e “nuovi” stati membri. Per garantire la coesione all’interno dell’Unione europea, superare le disparità tra i paesi e migliorare commercio, trasporto e infrastrutture per le comunicazioni in tutto il blocco sono da tempo considerati punti focali.

La politica di coesione dell’Ue è di fatto la sua più visibile iniziativa. Gli investimenti fatti tramite il Fondo di coesione promuovono lo sviluppo nella regione, supportano l’innovazione, migliorano l’istruzione, espandono la digitalizzazione e le reti di trasporto, e sostengono programmi che migliorano il mercato unico incentivando la crescita, la produttività e le specializzazioni. La politica di coesione avvantaggia cittadini, comunità locali e aziende in tutta la zona euro, soprattutto negli Stati membri di recente ingresso.

Il prossimo budget del Fondo coprirà i sette anni dal 2020 al 2027, e la Commissione europea offrirà all’inizio di maggio proposte su come poter allocare tali fondi. Sono attesi negoziati alquanto febbrili. Per un motivo, perché si sono palesate diverse nuove priorità negli ultimi anni, come ad esempio la necessità di rafforzare la protezione lungo i confini, un sistema per gestire la migrazione e progetti di difesa più condivisi.

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