LONDRA – Cos’hanno in comune i Panama papers recentemente pubblicati, ExxonMobil e una società mineraria canadese attiva in Guatemala? Sono tutti casi in cui potenti individui e organizzazioni hanno tentato di offuscare, ingannare o nascondersi nelle retrovie. E sono tutti casi in cui questi tentativi non hanno funzionato.
La bufera scatenata a livello mondiale dai Panama Papers – 11 milioni e mezzo di file rubati, apparentemente da hacker informatici, dagli archivi del quarto studio legale più grande al mondo per la gestione di società offshore, Mossack Fonseca di Panama – continuerà a imperversare ancora per un po’. La fuga di notizie ha rivelato le procedure estreme, e talvolta onerose, di cui si avvalgono certi soggetti per nascondere i propri beni ed evitare il fisco. Quanto scoperto rivela l’uso legale ma eticamente sospetto di scappatoie fiscali e i tentativi per nascondere o riciclare denaro ottenuto con la corruzione o altre attività illegali.
L’effetto: un’ondata di dure reazioni e polemiche praticamente in ogni parte del mondo. Il primo ministro dell’Islanda è stato costretto a dimettersi, una volta scoperto che deteneva azioni in società offshore con la moglie. Sono implicati anche i parenti degli alti funzionari cinesi, inclusi il presidente Xi Jinping, così come alcuni amici del presidente russo Vladimir Putin.
Forse Xi e Putin non dovrebbero preoccuparsi. Ma la mera ipocrisia delle autorità governative che proclamano il bisogno di austerità e chiedono sacrifici alla gente per ottenere una prosperità a lungo termine, e al contempo cercano di tenere quel segreto, è un’insopportabile violazione di fiducia nei Paesi democratici. Se le loro società offshore e i conti bancari sono legali, perché crearsi così tanti problemi per mantenere il segreto? E se il segreto è legale, allora cosa c’è che non va?
Nel frattempo, il segreto societario ha messo ExxonMobil sotto il mirino dei procuratori generali di New York, Massachusetts e Isole Vergini, e molti altri stati sono pronti a fare la loro comparsa. Le indagini si stanno focalizzando sulla possibilità che la società abbiano consapevolmente fatto delle false dichiarazioni sul cambiamento climatico, a partire dagli anni Ottanta.
I documenti interni indicano che Exxon, poi diventata ExxonMobil, sapesse degli effetti dannosi del cambiamento climatico senza rivelare informazioni agli investitori o al pubblico. Di fatto, le dichiarazioni pubbliche della società, incluse quelle dell’anno scorso, hanno costantemente negato il rischio di cambiamento climatico. Di fronte all’opportunità di essere chiari e agire in tutta trasparenza, ExxonMobil ha optato per l’offuscamento.
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In Canada, Hudbay Minerals è implicata in una causa che potrebbe spalancare le porte a delle vere conseguenze per le società che scaricano su controllate tutte le responsabilità delle loro operazioni oltremare. Invece di applicare i requisiti e gli standard etici dei loro Paesi d’origine nei Paesi in cui operano, le aziende occidentali celano con società controllate, appaltatori e catene di fornitura il comportamento che consumatori e investitori considererebbero riprovevole. Hudbay Minerals è stata chiamata in giudizio per un episodio di stupro di massa e distruzione di proprietà in Guatemala, dopo che soldati e altri soggetti, dichiarando di essere funzionari di sicurezza della società che deteneva una miniera locale, arrivarono in un piccolo villaggio con l’ordine di liberarsi dei residenti.
Il caso è apparentemente complesso, dato che coinvolge diversi proprietari, numerose controllate e una serie di giurisdizioni. Ma il principio in gioco è semplice: una società madre deve essere ritenuta responsabile per la supervisione delle azioni a capo delle società che la rappresentano. Basta con la creazione di società offshore per preservare il segreto. E per farlo bisogna abbracciare un approccio tridimensionale: carota, bastone e aria fresca.
La carota – l’incentivo a comportarsi in modo etico – dovrebbe essere riconosciuta e dovrebbe premiare coloro che ammettono gli errori passati e dimostrano la volontà e una strategia efficace per correggerli. Il bastone – la punizione per la cattiva condotta – richiede un’applicazione più rigida dei requisiti legali ed etici, sia in merito all’evasione e all’elusione fiscale che all’abilità di nascondersi dietro società controllate. E l’aria fresca prende la forma dell’informazione, sia che si punti l’attenzione sui comportamenti illeciti commessi nelle comunità locali o che si tratti di giornalismi d’inchiesta, come la straordinaria azione globale condotta da centinaia di giornalisti che hanno cooperato per portare alla luce Panama Papers.
Tale approccio non deve essere trasformato in un esercizio di marketing da parte di società, autorità governative o società mediatiche. Il ripudio del segreto dovrebbe somigliare a un processo di verità e riconciliazione, laddove i trasgressori diano pienamente conto del proprio comportamento di fronte al pubblico, magari accompagnati da testimonianze da parte delle vittime.
Cosa più importante, se i board societari – e avvocati, banchieri e contabili che consigliano aziende e singoli soggetti – devono vigilare sulla compliance legale ed etica, devono sapere di poter essere ritenuti responsabili delle loro azioni. Una volta che tutti hanno colto il messaggio che il segreto implica rischi inaccettabili, agiranno in modo da minimizzare quei rischi. Che gli piaccia o no, è tempo che i nostri leader si comportino in modo corretto per loro – e per noi.
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Many countries’ recent experiences show that boosting manufacturing employment is like chasing a fast-receding target. Automation and skill-biased technology have made it extremely unlikely that manufacturing can be the labor-absorbing activity it once was, which means that the future of “good jobs” must be created in services.
shows why policies to boost employment in the twenty-first century ultimately must focus on services.
Minxin Pei
doubts China’s government is willing to do what is needed to restore growth, describes the low-tech approaches taken by the country’s vast security apparatus, considers the Chinese social-credit system’s repressive potential, and more.
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LONDRA – Cos’hanno in comune i Panama papers recentemente pubblicati, ExxonMobil e una società mineraria canadese attiva in Guatemala? Sono tutti casi in cui potenti individui e organizzazioni hanno tentato di offuscare, ingannare o nascondersi nelle retrovie. E sono tutti casi in cui questi tentativi non hanno funzionato.
La bufera scatenata a livello mondiale dai Panama Papers – 11 milioni e mezzo di file rubati, apparentemente da hacker informatici, dagli archivi del quarto studio legale più grande al mondo per la gestione di società offshore, Mossack Fonseca di Panama – continuerà a imperversare ancora per un po’. La fuga di notizie ha rivelato le procedure estreme, e talvolta onerose, di cui si avvalgono certi soggetti per nascondere i propri beni ed evitare il fisco. Quanto scoperto rivela l’uso legale ma eticamente sospetto di scappatoie fiscali e i tentativi per nascondere o riciclare denaro ottenuto con la corruzione o altre attività illegali.
L’effetto: un’ondata di dure reazioni e polemiche praticamente in ogni parte del mondo. Il primo ministro dell’Islanda è stato costretto a dimettersi, una volta scoperto che deteneva azioni in società offshore con la moglie. Sono implicati anche i parenti degli alti funzionari cinesi, inclusi il presidente Xi Jinping, così come alcuni amici del presidente russo Vladimir Putin.
Forse Xi e Putin non dovrebbero preoccuparsi. Ma la mera ipocrisia delle autorità governative che proclamano il bisogno di austerità e chiedono sacrifici alla gente per ottenere una prosperità a lungo termine, e al contempo cercano di tenere quel segreto, è un’insopportabile violazione di fiducia nei Paesi democratici. Se le loro società offshore e i conti bancari sono legali, perché crearsi così tanti problemi per mantenere il segreto? E se il segreto è legale, allora cosa c’è che non va?
Nel frattempo, il segreto societario ha messo ExxonMobil sotto il mirino dei procuratori generali di New York, Massachusetts e Isole Vergini, e molti altri stati sono pronti a fare la loro comparsa. Le indagini si stanno focalizzando sulla possibilità che la società abbiano consapevolmente fatto delle false dichiarazioni sul cambiamento climatico, a partire dagli anni Ottanta.
I documenti interni indicano che Exxon, poi diventata ExxonMobil, sapesse degli effetti dannosi del cambiamento climatico senza rivelare informazioni agli investitori o al pubblico. Di fatto, le dichiarazioni pubbliche della società, incluse quelle dell’anno scorso, hanno costantemente negato il rischio di cambiamento climatico. Di fronte all’opportunità di essere chiari e agire in tutta trasparenza, ExxonMobil ha optato per l’offuscamento.
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In Canada, Hudbay Minerals è implicata in una causa che potrebbe spalancare le porte a delle vere conseguenze per le società che scaricano su controllate tutte le responsabilità delle loro operazioni oltremare. Invece di applicare i requisiti e gli standard etici dei loro Paesi d’origine nei Paesi in cui operano, le aziende occidentali celano con società controllate, appaltatori e catene di fornitura il comportamento che consumatori e investitori considererebbero riprovevole. Hudbay Minerals è stata chiamata in giudizio per un episodio di stupro di massa e distruzione di proprietà in Guatemala, dopo che soldati e altri soggetti, dichiarando di essere funzionari di sicurezza della società che deteneva una miniera locale, arrivarono in un piccolo villaggio con l’ordine di liberarsi dei residenti.
Il caso è apparentemente complesso, dato che coinvolge diversi proprietari, numerose controllate e una serie di giurisdizioni. Ma il principio in gioco è semplice: una società madre deve essere ritenuta responsabile per la supervisione delle azioni a capo delle società che la rappresentano. Basta con la creazione di società offshore per preservare il segreto. E per farlo bisogna abbracciare un approccio tridimensionale: carota, bastone e aria fresca.
La carota – l’incentivo a comportarsi in modo etico – dovrebbe essere riconosciuta e dovrebbe premiare coloro che ammettono gli errori passati e dimostrano la volontà e una strategia efficace per correggerli. Il bastone – la punizione per la cattiva condotta – richiede un’applicazione più rigida dei requisiti legali ed etici, sia in merito all’evasione e all’elusione fiscale che all’abilità di nascondersi dietro società controllate. E l’aria fresca prende la forma dell’informazione, sia che si punti l’attenzione sui comportamenti illeciti commessi nelle comunità locali o che si tratti di giornalismi d’inchiesta, come la straordinaria azione globale condotta da centinaia di giornalisti che hanno cooperato per portare alla luce Panama Papers.
Tale approccio non deve essere trasformato in un esercizio di marketing da parte di società, autorità governative o società mediatiche. Il ripudio del segreto dovrebbe somigliare a un processo di verità e riconciliazione, laddove i trasgressori diano pienamente conto del proprio comportamento di fronte al pubblico, magari accompagnati da testimonianze da parte delle vittime.
Cosa più importante, se i board societari – e avvocati, banchieri e contabili che consigliano aziende e singoli soggetti – devono vigilare sulla compliance legale ed etica, devono sapere di poter essere ritenuti responsabili delle loro azioni. Una volta che tutti hanno colto il messaggio che il segreto implica rischi inaccettabili, agiranno in modo da minimizzare quei rischi. Che gli piaccia o no, è tempo che i nostri leader si comportino in modo corretto per loro – e per noi.
Traduzione di Simona Polverino