NEW YORK – Uno sguardo alle finanze pubbliche dell’Egitto rivela un fatto allarmante: gli interessi che il Paese paga sui prestiti esteri sono superiori al budget complessivo previsto per istruzione, sanità ed edilizia. In effetti, questi costi per la copertura del debito rappresentano da soli il 22% delle spese totali del governo egiziano.
È impossibile non considerarne l’impatto. Data la crescente incertezza politica e il rallentamento economico, l’Egitto assisterà con tutta probabilità all’inevitabile calo delle entrate pubbliche, all’aumento di richieste per le spese urgenti e all’impennata dei tassi di interesse sull’indebitamento governativo. Questo scenario potrebbe portare a una catastrofe fiscale per il governo proprio nel momento in cui il Paese tenta una complicata transizione politica.
Il debito pubblico dell’Egitto si aggira attorno all’80% del Pil, molto vicino a quel 90% che gli economisti Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart identificano come precursore di lenta crescita ed elevata vulnerabilità verso le crisi finanziarie e fiscali. Gli egiziani dovrebbero gettare uno sguardo a nord, alla crisi debitoria europea, per capire che sarebbe meglio venir fuori ora dai problemi di debito invece di aspettare che questo raggiunga le proporzioni greche.
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Richard Haass
explains what caused the Ukraine war, urges the West to scrutinize its economic dependence on China, proposes ways to reverse the dangerous deterioration of democracy in America, and more.
If the US Federal Reserve raises its policy interest rate by as much as is necessary to rein in inflation, it will most likely further depress the market value of the long-duration securities parked on many banks' balance sheets. So be it.
thinks central banks can achieve both, despite the occurrence of a liquidity crisis amid high inflation.
The half-century since the official demise of the Bretton Woods system of fixed exchange rates has shown the benefits of what replaced it. While some may feel nostalgic for the postwar monetary system, its collapse was inevitable, and what looked like failure has given rise to a remarkably resilient regime.
explains why the shift toward exchange-rate flexibility after 1973 was not a policy failure, as many believed.
NEW YORK – Uno sguardo alle finanze pubbliche dell’Egitto rivela un fatto allarmante: gli interessi che il Paese paga sui prestiti esteri sono superiori al budget complessivo previsto per istruzione, sanità ed edilizia. In effetti, questi costi per la copertura del debito rappresentano da soli il 22% delle spese totali del governo egiziano.
È impossibile non considerarne l’impatto. Data la crescente incertezza politica e il rallentamento economico, l’Egitto assisterà con tutta probabilità all’inevitabile calo delle entrate pubbliche, all’aumento di richieste per le spese urgenti e all’impennata dei tassi di interesse sull’indebitamento governativo. Questo scenario potrebbe portare a una catastrofe fiscale per il governo proprio nel momento in cui il Paese tenta una complicata transizione politica.
Il debito pubblico dell’Egitto si aggira attorno all’80% del Pil, molto vicino a quel 90% che gli economisti Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart identificano come precursore di lenta crescita ed elevata vulnerabilità verso le crisi finanziarie e fiscali. Gli egiziani dovrebbero gettare uno sguardo a nord, alla crisi debitoria europea, per capire che sarebbe meglio venir fuori ora dai problemi di debito invece di aspettare che questo raggiunga le proporzioni greche.
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