fahmy2_Kim Badawi Images_Getty Images_arab spring Kim Badawi Images/Getty Images

Come gestire l’arte del compromesso in Medio Oriente

IL CAIRO – Il Medio Oriente, e in particolar modo il mondo arabo, sta attraversando un periodo di cambiamento fondamentale e si trova ad affrontare delle sfide particolarmente importanti. Ma la capacità della regione di affrontare le diverse sfide che ha di fronte è ostacolata da disaccordi a livello nazionale, regionale e internazionale rispetto alla forma in cui questo cambiamento (sia a livello regionale che all’interno delle diverse società individuali) deve avvenire.

La comunità internazionale ha, senza dubbio, un ruolo centrale da svolgere nel sostenere le riforme economiche e sociali all’interno della regione e nell’assistere i governi a trovare sia la volontà che il modo per attuare i cambiamenti necessari. Ma è ben più importante che siano gli stessi arabi ad adottare una prospettiva a lungo termine, facendo i conti con le sfide che si trovano ad affrontare, e ad assumersi la responsbailità del proprio destino.

Quest’aspetto è diventato lampante con le rivolte della Primavera araba nel 2011. Anche se la regione era già in fase di trasformazione per i diversi cambiamenti demografici, tra cui una crescita rapida della popolazione, il processo di urbanizzazione, un aumento della disoccupazione, il numero di giovani laureati alle università, lo scoppio delle proteste ha colto di sorpresa molti paesi del Medio Oriente e del Nordafrica. I giovani arabi sono stati una delle forze motrici principali dietro la richiesta di cambiamento. Anche le nuove tecnologie digitali, liberando l’informazione e facilitando la comunicazione tra i cittadini, sono state una grande spinta verso il cambiamento smantellando il monopolio che i diversi governi avevano sulla conoscenza e la connettività.

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