NEW YORK – La professione di economista ha subito un duro colpo dopo che la maggior parte dei suoi principali professionisti non è riuscita a prevedere la crisi finanziaria globale del 2008, e da allora ha faticato a riprendersi. Non solo gli anni successivi al tracollo sono stati contrassegnati da una crescita insolitamente bassa e ineguale; oggi stiamo assistendo ad una serie crescente di fenomeni economici e finanziari che gli economisti non possono facilmente spiegare.
Come la regina Elisabetta II – è noto che nel novembre 2008 chiese perché nessuno avesse visto arrivare la crisi – molti cittadini sono diventati sempre più scettici sulla capacità degli economisti di spiegare e prevedere gli andamenti del sistema economico, per non parlare dell’offrire una solida guida ai responsabili politici. Alcuni sondaggi classificano gli economisti tra i professionisti meno affidabili (dopo i politici, naturalmente, che pure hanno perso fiducia negli stessi economisti). Una solida formazione economica non è più considerata un must per i candidati alle posizioni di vertice nei ministeri delle finanze e nelle banche centrali. Questa marginalizzazione ha indebolito ulteriormente la capacità degli esperti in materia di informare e influenzare il processo decisionale su questioni che riguardano direttamente la loro esperienza (o su quel che essi potrebbero definire il loro vantaggio comparativo e assoluto).
La professione deve il deterioramento della propria reputazione in gran parte all’eccessiva e volontaria dipendenza dall’ “ortodossia” della propria disciplina. Con una maggiore apertura verso approcci interdisciplinari e l’uso più ampio degli strumenti analitici esistenti, in particolare quelli offerti dalle scienze comportamentali e dalla teoria dei giochi, il mainstream dell’economia potrebbe iniziare a superare le proprie carenze.
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Richard Haass
explains what caused the Ukraine war, urges the West to scrutinize its economic dependence on China, proposes ways to reverse the dangerous deterioration of democracy in America, and more.
If the US Federal Reserve raises its policy interest rate by as much as is necessary to rein in inflation, it will most likely further depress the market value of the long-duration securities parked on many banks' balance sheets. So be it.
thinks central banks can achieve both, despite the occurrence of a liquidity crisis amid high inflation.
The half-century since the official demise of the Bretton Woods system of fixed exchange rates has shown the benefits of what replaced it. While some may feel nostalgic for the postwar monetary system, its collapse was inevitable, and what looked like failure has given rise to a remarkably resilient regime.
explains why the shift toward exchange-rate flexibility after 1973 was not a policy failure, as many believed.
NEW YORK – La professione di economista ha subito un duro colpo dopo che la maggior parte dei suoi principali professionisti non è riuscita a prevedere la crisi finanziaria globale del 2008, e da allora ha faticato a riprendersi. Non solo gli anni successivi al tracollo sono stati contrassegnati da una crescita insolitamente bassa e ineguale; oggi stiamo assistendo ad una serie crescente di fenomeni economici e finanziari che gli economisti non possono facilmente spiegare.
Come la regina Elisabetta II – è noto che nel novembre 2008 chiese perché nessuno avesse visto arrivare la crisi – molti cittadini sono diventati sempre più scettici sulla capacità degli economisti di spiegare e prevedere gli andamenti del sistema economico, per non parlare dell’offrire una solida guida ai responsabili politici. Alcuni sondaggi classificano gli economisti tra i professionisti meno affidabili (dopo i politici, naturalmente, che pure hanno perso fiducia negli stessi economisti). Una solida formazione economica non è più considerata un must per i candidati alle posizioni di vertice nei ministeri delle finanze e nelle banche centrali. Questa marginalizzazione ha indebolito ulteriormente la capacità degli esperti in materia di informare e influenzare il processo decisionale su questioni che riguardano direttamente la loro esperienza (o su quel che essi potrebbero definire il loro vantaggio comparativo e assoluto).
La professione deve il deterioramento della propria reputazione in gran parte all’eccessiva e volontaria dipendenza dall’ “ortodossia” della propria disciplina. Con una maggiore apertura verso approcci interdisciplinari e l’uso più ampio degli strumenti analitici esistenti, in particolare quelli offerti dalle scienze comportamentali e dalla teoria dei giochi, il mainstream dell’economia potrebbe iniziare a superare le proprie carenze.
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