Americani sull'orlo del precipizio fiscale?

WASHINGTON, DC – Nei primi mesi del 2012, il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha coniato il termine fiscal cliff (lett. "precipizio fiscale") per richiamare l'attenzione dei legislatori e del pubblico sul pacchetto di aumenti fiscali e tagli alla spesa previsto dalla fine di quest'anno, che a suo avviso dovrebbe preoccupare gli americani.

In realtà, non si tratta di un vero e proprio "precipizio", dove, oltrepassato l'orlo, si cade nel vuoto e si atterra sul duro facendosi molto male. Nella moderna economia statunitense, i cambiamenti in programma richiamano più una fiscal slope, ovvero una pendenza  fiscale, in quanto l'effetto dell'incremento delle imposte non sarebbe percepito immediatamente (l'adeguamento delle trattenute sul reddito richiede tempo), e i tagli alla spesa verrebbero introdotti in maniera graduale (il governo può esercitare una certa discrezionalità in proposito). Questa pendenza offre al presidente Barack Obama l'occasione concreta di riportare le entrate del governo federale ai livelli della metà degli anni 1990.

Scegliere bene le parole per descrivere la situazione fiscale in America è molto importante, visto l'isterismo divampato negli ultimi mesi, soprattutto tra coloro che vogliono apportare pesanti tagli ai due principali programmi assistenziali del Paese, Social Security e Medicare. Secondo il loro ragionamento, se si precipita in un baratro, bisogna ricorrere a misure estreme. E certamente il taglio delle pensioni e dell'assistenza sanitaria per gli anziani è una misura estrema, nonché del tutto inappropriata e non necessaria.

Se, però, gli Stati Uniti si trovassero ad affrontare una pendenza fiscale, allora coloro che rifiutano di prendere in considerazione l'aumento delle tasse - vale a dire, i repubblicani della Camera dei Rappresentanti – si ritroverebbero con delle pessime carte in mano.

Appare ormai chiaro che i repubblicani della Camera non intendono votare eventuali aumenti delle aliquote fiscali durante l'attuale sessione dell'anatra zoppa. Lo speaker della Camera John Boehner, che subito dopo le elezioni ha pronunciato un discorso dai toni relativamente conciliatori, ora dice che accetterebbe maggiori entrate con aliquote più basse, che era esattamente l'obiettivo, mai raggiunto, dei tagli fiscali temporanei approvati dall'amministrazione di George W. Bush.

È assai improbabile che i democratici e i repubblicani del Congresso riescano a trovare un accordo sulla proroga dei tagli fiscali per la classe media dell'era Bush, permettendo che invece scadano per i ricchi. Continueranno a bisticciare tra loro per altre sei settimane, poi si porteranno sull'orlo del presunto "precipizio" e vedranno chi vacilla all'ultimo.

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La mossa più sensata per Obama sarebbe di allontanarsi dal "precipizio", bloccando qualsiasi proroga ai tagli fiscali dell'era Bush, che quindi scadrebbero alla fine del 2012. Una volta riportate le aliquote fiscali ai livelli precedenti, Obama potrebbe presentare al Congresso il proprio pacchetto per ridurre l'imposizione fiscale, magari partendo già da gennaio con una proposta che garantisca maggiori benefit alle fasce di reddito più basse, come ha promesso durante la sua campagna per la rielezione.

Questi tagli fiscali, inoltre, dovrebbero essere legati allo stato dell'economia in modo da diminuire nel momento in cui si verificasse una ripresa dell'occupazione (ai livelli, ad esempio, del 2007, rispetto al totale della popolazione). Se nei primi mesi del 2013 l'economia apparisse più debole del previsto, i tagli fiscali proposti potrebbero essere più consistenti (purché si procedesse a una loro graduale riduzione durante la ripresa economica). Un approccio del genere trasformerebbe in modo significativo le prospettive fiscali dell'America sul lungo termine.

Poi, una volta iniziata la discesa della pendenza fiscale all'inizio del 2013, i repubblicani della Camera avrebbero la possibilità di scegliere. Votare, settimana dopo settimana, contro tagli fiscali che aiuterebbero 100 milioni di americani, mentre l'economia va a rotoli intorno a loro? Oppure accettare un accordo che tagli le tasse e le aliquote rispetto ai livelli che raggiungerebbero altrimenti?

In teoria, i repubblicani della Camera possono essere costretti ad aderire a un accordo che sostenga l'economia e riporti le entrate ai livelli prevalenti prima del disastroso esperimento economico di Bush.

Obama ha già avanzato la proposta di realizzare tagli alla spesa, forse in misura maggiore di quanto gradirebbero i suoi elettori (lui ha la tendenza a fare così). Il grande punto interrogativo è se gli Stati Uniti siano in grado di consolidare le entrate in un modo appropriato e in linea con una rinnovata crescita economica.

L'America dovrebbe puntare a un ritorno alle aliquote della metà del 1990, quando l'economia era in piena espansione e il bilancio federale era in condizioni nettamente migliori. Tutto questo, però, andrebbe fatto solo una volta che l'economia si fosse completamente ripresa.

Come di consueto, l'impasse dovuta agli scontri politici potrebbe ostacolare un cambiamento intelligente come questo. Fortunatamente, la pendenza fiscale offre a Obama l'opportunità di dare impulso a un rinnovamento, e anche di scrivere una pagina di storia. Ciò significa, però, impedire la proroga dei tagli fiscali dell'era Bush, e lavorare per approvare i tagli fiscali di Obama.

Traduzione di Federica Frasca

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