L'austerità ha fallito in Europa?

BRUXELLES – Nonostante l'annuncio di tagli alla spesa e aumenti delle tasse, il rapporto debito/Pil di molti paesi europei continua a peggiorare. Se l'obiettivo dell'austerità era quello di ridurre i livelli del debito, allora i suoi detrattori avevano ragione: tirare la cinghia fiscale non funziona. Ma l'obiettivo dell'austerità non era solo quello di stabilizzare i rapporti di indebitamento.

In realtà, in alcuni casi l'austerità ha funzionato proprio come previsto. Il disavanzo pubblico della Germania è temporaneamente aumentato di circa 2,5 punti percentuali del Pil nel corso della recessione globale del 2009; successivamente, la sua rapida riduzione non ha avuto alcun impatto negativo degno di nota sulla crescita. Pertanto, è possibile ridurre il disavanzo e mantenere il rapporto debito/Pil sotto controllo, purché l'economia non presenti forti squilibri in partenza e il sistema finanziario funzioni correttamente. Ovviamente, i paesi periferici dell'eurzona non soddisfano questi requisiti.

Quei Paesi che hanno perso l'accesso al finanziamento sul mercato (come la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo) o hanno premi di rischio molto elevati (come l'Italia e la Spagna nel 2011-2012) non hanno scelta: devono ridurre la propria spesa od ottenere finanziamenti attraverso canali ufficiali quali il Fondo monetario internazionale o il Meccanismo europeo di stabilità (MES). I finanziamenti ufficiali esteri, però, saranno sempre soggetti alle condizioni imposte dai finanziatori, e questi ultimi non hanno motivo di sovvenzionare un livello di spesa corrente che in passato aveva messo in ginocchio un Paese.

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