Michael Spence, a Nobel laureate in economics, is Professor of Economics Emeritus and a former dean of the Graduate School of Business at Stanford University. He is Senior Fellow at the Hoover Institution, Senior Advisor to General Atlantic, and Chairman of the firm’s Global Growth Institute. He serves on the Academic Committee at Luohan Academy, and chairs the Advisory Board of the Asia Global Institute. He was chairman of the independent Commission on Growth and Development, an international body that from 2006-10 analyzed opportunities for global economic growth, and is the author of The Next Convergence: The Future of Economic Growth in a Multispeed World (Macmillan Publishers, 2012).
NEW YORK – Il recente dibattito sull’economia e sui mercati globali è stato caratterizzato da una serie di domande ricorrenti. Sebbene molti elementi siano difficili da fissare in un’immagine chiara e univoca per via della loro mobilità, è opportuno cercare di mettere meglio a fuoco alcune delle questioni più importanti.
La prima domanda è semplice: una recessione è all’orizzonte? Data la revisione al ribasso di autorevoli stime di crescita, come quelle del Fondo monetario internazionale, e la probabilità di un loro ulteriore ridimensionamento, c’è senz’altro ragione di preoccuparsi. Tuttavia, una recessione mondiale – intesa come due trimestri consecutivi di crescita negativa del Pil – resta un evento improbabile, anche se uno shock importante, come un’espansione del conflitto o un’improvvisa e drastica discontinuità su un mercato chiave come quello dell’energia, potrebbe cambiare tale prospettiva.
In ogni caso, è certo che alcune economie subiranno una contrazione. Il Pil della Russia registrerà un forte calo malgrado l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas, in conseguenza delle severe sanzioni occidentali destinate a protrarsi nel tempo. Anche l’Europa rischia di vivere una recessione per via dell’aumento dei prezzi dell’energia, una forte dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e l’imperativo (costoso) di affrancarsi rapidamente dalle forniture russe. Infine, molti paesi a basso reddito – per i quali il rialzo dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia sta aggravando gli effetti della pandemia – dovranno affrontare tempi difficili.
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