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Un piano Marshall per il mondo

ROMA – Malgrado il continuo impegno per catalizzare la cooperazione a livello globale, negli ultimi anni i progressi sul fronte dello sviluppo hanno incontrato ostacoli non indifferenti. L’auspicio è che le importanti riunioni internazionali previste per la seconda metà del 2015 possano offrire ai leader mondiali una buona occasione per rimuoverli definitivamente.

Non è la prima volta che assistiamo a un'impasse del genere. Anche nel periodo a cavallo tra i due secoli, infatti, i negoziati sullo sviluppo economico giunsero a un punto morto. La conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio, tenutasi a Seattle, si concluse con un nulla di fatto, mentre due decenni di Washington Consensus servirono solo ad alimentare nei paesi in via di sviluppo un senso di frustrazione nei confronti delle istituzioni finanziarie internazionali guidate dagli Stati Uniti. I negoziati per la conferenza inaugurale dell'Onu sul Finanziamento per lo sviluppo (FfD), che si tenne a Monterrey, in Messico, diedero l'impressione di non andare da nessuna parte.

I gravissimi attentati dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti contribuirono indirettamente a rimettere le cose in moto. All'indomani di quei tragici eventi, i leader mondiali decisero di lanciare l'Agenda di Doha per lo Sviluppo al fine di assicurare che il programma dei negoziati sul commercio tenesse conto delle aspirazioni allo sviluppo dei paesi più arretrati. Successivamente, la conferenza FfD del 2002 di Monterrey produsse risultati importanti sul fronte degli investimenti nazionali e stranieri, del debito estero, della cooperazione internazionale, del commercio e dei problemi sistemici legati alla governance.

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