BRUXELLES – Senza che nessuno se ne stia accorgendo, l’asse del potere interno dell’Europa si sta spostando. La posizione dominante della Germania, che è parsa assoluta a partire dalla crisi finanziaria del 2008, si sta gradualmente indebolendo - con conseguenze di vasta portata per l’Unione Europea.
Naturalmente il solo fatto che le persone credono che la Germania sia forte rafforza la posizione strategica e lo status del paese. Ma non ci vorrà molto prima che le persone comincino a rendersi conto che il principale fattore di quella percezione - che l’economia tedesca ha continuato a crescere, mentre la maggior parte delle economie dell’Eurozona ha vissuto una lunga recessione - rappresenta una circostanza eccezionale, che presto scomparirà.
In 12 degli ultimi 20 anni, il tasso di crescita della Germania è stato inferiore alla media degli altri tre maggiori stati dell’Eurozona (Francia, Italia e Spagna). Anche se la crescita della Germania ha visto un’impennata nel periodo post-crisi, come mostra il grafico, il Fondo Monetario Internazionale prevede che scenderà al di sotto della media dei tre paesi - e di gran lunga al di sotto della media dell’Eurozona, che comprende i più piccoli paesi a elevata crescita dell’Europa centrale e dell’est - entro cinque anni.
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Since the 1990s, Western companies have invested a fortune in the Chinese economy, and tens of thousands of Chinese students have studied in US and European universities or worked in Western companies. None of this made China more democratic, and now it is heading toward an economic showdown with the US.
argue that the strategy of economic engagement has failed to mitigate the Chinese regime’s behavior.
While Chicago School orthodoxy says that humans can’t beat markets, behavioral economists insist that it’s humans who make markets, which means that humans can strive to improve their functioning. Which claim you believe has important implications for both economic theory and financial regulation.
uses Nobel laureate Robert J. Shiller’s work to buttress the case for a behavioral approach to economics.
BRUXELLES – Senza che nessuno se ne stia accorgendo, l’asse del potere interno dell’Europa si sta spostando. La posizione dominante della Germania, che è parsa assoluta a partire dalla crisi finanziaria del 2008, si sta gradualmente indebolendo - con conseguenze di vasta portata per l’Unione Europea.
Naturalmente il solo fatto che le persone credono che la Germania sia forte rafforza la posizione strategica e lo status del paese. Ma non ci vorrà molto prima che le persone comincino a rendersi conto che il principale fattore di quella percezione - che l’economia tedesca ha continuato a crescere, mentre la maggior parte delle economie dell’Eurozona ha vissuto una lunga recessione - rappresenta una circostanza eccezionale, che presto scomparirà.
In 12 degli ultimi 20 anni, il tasso di crescita della Germania è stato inferiore alla media degli altri tre maggiori stati dell’Eurozona (Francia, Italia e Spagna). Anche se la crescita della Germania ha visto un’impennata nel periodo post-crisi, come mostra il grafico, il Fondo Monetario Internazionale prevede che scenderà al di sotto della media dei tre paesi - e di gran lunga al di sotto della media dell’Eurozona, che comprende i più piccoli paesi a elevata crescita dell’Europa centrale e dell’est - entro cinque anni.
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