yellow vest protest LUCAS BARIOULET/AFP/Getty Images

Cinquanta Sfumature di Giallo

PARIGI – Chi sono i Gilet Gialli? Quali sono le vere radici della loro rivolta? E cosa vogliono? Sei settimane dopo che hanno iniziato a far tremare la politica francese e un mese dopo che la violenza è esplosa sugli Champs Élysées, queste domande sono ancora oggetto di roventi polemiche in Francia.

I Gilet Gialli sono allo stesso tempo sia estremamente visibili che enigmatici. La loro ribellione è iniziata con l’occupazione di rotatorie in tutto il paese, ma ha fatto notizia con le violenti dimostrazioni di Parigi. Hanno mantenuto il sostegno di circa il 70% della popolazione e quasi tre milioni di persone si sono iscritte su Facebook all’ “Official Yellow Vests Counter”, ma le loro proteste non hanno mai superato i 300.000 partecipanti – molto meno che in precedenti manifestazioni sindacali contro le riforme sociali. Sono stati onnipresenti sui canali di notizie ma non hanno veri portavoce. Quando, al culmine della crisi, il primo ministro Édouard Philippe ha chiesto un dialogo ed ha aperto la sua porta, nessuno si è presentato.

Non è facile scoprire cosa vogliono veramente. I Gilet Gialli hanno cambiato pelle già due volte. La rivolta è stata inizialmente innescata dall’annuncio di ulteriori tasse sul carburante, intese a incoraggiare una riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Ma dopo che il governo ha annullato il programmato aumento delle tasse, il blocco del potere d’acquisto è diventato il centro delle proteste. Ancora una volta, il governo ha ceduto: il 10 dicembre il presidente Emmanuel Macron ha annunciato l’abrogazione degli aumenti delle tasse per i pensionati ed un’integrazione dei sussidi sociali dei lavoratori che incrementeranno dell’8,5% il reddito di coloro che vivono con un salario minimo. I manifestanti hanno risposto in modo sprezzante e hanno posto l’accento su richieste politiche, tra cui maggiore spazio per la democrazia diretta, specialmente attraverso referendum popolari.

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