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Piccoli passi e grandi balzi per l’Europa

BRUXELLES – Il mondo si aspettava che il summit franco-tedesco della scorsa settimana desse il via libera agli Eurobond; e invece l’Eurogruppo ha puntato sulla creazione di un governo economico. Secondo il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy, il grande balzo in avanti verso la creazione degli Eurobond potrebbe rappresentare il culmine di questo processo, ma l’agenda prevede per il momento solo piccoli passi. Ora la domanda è se questo tipo di politica abbia o meno un senso.

Per rispondere dobbiamo fare un piccolo passo indietro. Fino a quest’estate, la crisi del debito sovrano era circoscritta a tre piccoli paesi, Grecia, Irlanda e Portogallo. La Spagna era riuscita a limitare di circa due punti percentuali lo spread tra i propri tassi di interesse e quelli tedeschi.

A metà luglio i costi di indebitamento relativi a Spagna e Italia erano, tuttavia, pari al 4 per cento, mentre le condizioni di credito della Francia stavano rapidamente peggiorando. Lo spetto di una crisi su vasta scala aleggiava sui mercati, ma l’Eurozona non era pronta a fronteggiare tale situazione. Il Fondo europeo salva-Stati, European Financial Stability Facility (Efsf), istituito nel 2010, aveva una capacità di prestito pari all’incirca a 300 miliardi di euro – una bella cifra per i paesi periferici, ma una somma troppo esigua per soccorrere la sola Spagna. Il disastro era alle porte.

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