PARIGI – Nel 1989 il muro che separava le due metà d’Europa crollò improvvisamente. Nel giro di pochi mesi, un ordine fino ad allora apparentemente immutabile lasciò il passo a commozione e ansia. All’inizio i vecchi paesi d’Europa erano paralizzati, intimoriti dall’ignoto e preoccupati per l’immigrazione, poi colsero appieno l’opportunità che la storia offriva loro.
L’Europa attuò programmi di assistenza finanziaria e tecnica, aprì negoziati commerciali e promise un allargamento ad est dell’Unione europea, che alla fine portò alla libera circolazione dei lavoratori oltre l’ex cortina di ferro. Da allora sono passati due decenni. Gli sforzi si sono rivelati un successo straordinario. La transizione economica e politica dell’Europa orientale ex-comunista è stata rapida e profonda e, a parte la drammatica eccezione della Jugoslavia, è stata condotta in modo pacifico, consentendo così una forte performance economica.
Potrebbe ripetersi una simile storia (ovviamente non identica) nel bacino meridionale del Mediterraneo? È la domanda cruciale che ci si pone in questa “primavera araba”.
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Since 1960, only a few countries in Latin America have narrowed the gap between their per capita income and that of the United States, while most of the region has lagged far behind. Making up for lost ground will require a coordinated effort, involving both technocratic tinkering and bold political leadership.
explain what it will take finally to achieve economic convergence with advanced economies.
Between now and the end of this decade, climate-related investments need to increase by orders of magnitude to keep the world on track toward achieving even more ambitious targets by mid-century. Fortunately, if done right, such investments could usher in an entirely new and better economy.
explains what it will take to mobilize capital for the net-zero transition worldwide.
PARIGI – Nel 1989 il muro che separava le due metà d’Europa crollò improvvisamente. Nel giro di pochi mesi, un ordine fino ad allora apparentemente immutabile lasciò il passo a commozione e ansia. All’inizio i vecchi paesi d’Europa erano paralizzati, intimoriti dall’ignoto e preoccupati per l’immigrazione, poi colsero appieno l’opportunità che la storia offriva loro.
L’Europa attuò programmi di assistenza finanziaria e tecnica, aprì negoziati commerciali e promise un allargamento ad est dell’Unione europea, che alla fine portò alla libera circolazione dei lavoratori oltre l’ex cortina di ferro. Da allora sono passati due decenni. Gli sforzi si sono rivelati un successo straordinario. La transizione economica e politica dell’Europa orientale ex-comunista è stata rapida e profonda e, a parte la drammatica eccezione della Jugoslavia, è stata condotta in modo pacifico, consentendo così una forte performance economica.
Potrebbe ripetersi una simile storia (ovviamente non identica) nel bacino meridionale del Mediterraneo? È la domanda cruciale che ci si pone in questa “primavera araba”.
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