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Una risposta efficace alla paralisi fiscale dell’Europa

NEW YORK – Ho scritto molto sull’opportunità che l’Unione europea emetta bond perpetui, ma oggi propongo che siano i singoli stati membri a farlo.

Nel contesto attuale, sarebbe impossibile per l’Ue emettere obbligazioni di questo tipo perché gli stati membri sono troppo divisi. La Polonia e l’Ungheria hanno posto il veto al prossimo bilancio dell’Ue e al fondo per la ripresa dal Covid-19, mentre i cinque paesi cosiddetti “frugali” (Austria, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia) sono più interessati a risparmiare denaro che a contribuire al bene comune. Gli investitori tendono ad acquistare bond perpetui solo da soggetti che, a loro avviso, continueranno a esistere nel prossimo futuro. Ciò valse per la Gran Bretagna nel diciottesimo secolo (quando emise i Consol) e per gli Stati Uniti nel diciannovesimo secolo (quando consolidarono il debito dei singoli stati). Purtroppo, però, non vale per l’Ue oggi.

L’Ue si trova in una situazione assai difficile. Sta affrontando una seconda ondata di Covid-19 che minaccia di essere ancora più devastante della prima, con gli stati membri che hanno esaurito gran parte delle risorse economiche per combattere la pandemia finora. Fornire l’assistenza sanitaria necessaria e rianimare l’economia richiederà un esborso molto superiore ai 1.800 miliardi di euro (2.200 miliardi di dollari) previsti dal nuovo bilancio e dal fondo per la ripresa, chiamato Next Generation EU. In ogni caso, la disponibilità dei fondi è stata bloccata dal veto di Ungheria e Polonia. 

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