MILANO – Fino a poche settimane fa, nessuno avrebbe contestato il fatto che il trend più rilevante ed evidente della politica globale dei nostri tempi è il “go national” (diventare nazionalisti). L’unilateralismo e la logica del “gioco a somma zero” sembravano rappresentare la nuova normalità: “Perchè io vinca è necessario che tu perda” e “Vengo prima io”.
Queste frasi sembravano essere il marchio inequivocabile e quasi incontrastato di questo secolo. Inoltre, si trattava un segno distintivo pressocchè senza limiti in termini geografici ed ideologici: lo si poteva trovare con molte sfumature diverse, ma in tutti i continenti, dentro tutti gli orientamanti politici (compresi molti movimenti non etichettabili politicamente), in un’ampia gamma di sistemi istituzionali e persino all’interno di alcune istituzioni internazionali. Questa tendenza sembrava consolidarsi di giorno in giorno, mentre pochissime voci cercavano di sostenere un approccio internazionale cooperativo, il multilateralismo, soluzioni vantaggiose per tutte le parti e la ricerca di un terreno comune, politiche fondate su basi comunitare anziché su una visone puramente individualistica della società.
Oggi, mentre la pandemia di coronavirus si diffonde in tutto il mondo, mettendo a rischio così tante vite umane e scuotendo le fondamenta del nostro stile di vita quotidiano, dobbiamo chiederci se questo paradigma continuerà a restare quello dominante. La pandemia si rafforzerà, o ci farà apprendere lezioni importanti?
MILANO – Fino a poche settimane fa, nessuno avrebbe contestato il fatto che il trend più rilevante ed evidente della politica globale dei nostri tempi è il “go national” (diventare nazionalisti). L’unilateralismo e la logica del “gioco a somma zero” sembravano rappresentare la nuova normalità: “Perchè io vinca è necessario che tu perda” e “Vengo prima io”.
Queste frasi sembravano essere il marchio inequivocabile e quasi incontrastato di questo secolo. Inoltre, si trattava un segno distintivo pressocchè senza limiti in termini geografici ed ideologici: lo si poteva trovare con molte sfumature diverse, ma in tutti i continenti, dentro tutti gli orientamanti politici (compresi molti movimenti non etichettabili politicamente), in un’ampia gamma di sistemi istituzionali e persino all’interno di alcune istituzioni internazionali. Questa tendenza sembrava consolidarsi di giorno in giorno, mentre pochissime voci cercavano di sostenere un approccio internazionale cooperativo, il multilateralismo, soluzioni vantaggiose per tutte le parti e la ricerca di un terreno comune, politiche fondate su basi comunitare anziché su una visone puramente individualistica della società.
Oggi, mentre la pandemia di coronavirus si diffonde in tutto il mondo, mettendo a rischio così tante vite umane e scuotendo le fondamenta del nostro stile di vita quotidiano, dobbiamo chiederci se questo paradigma continuerà a restare quello dominante. La pandemia si rafforzerà, o ci farà apprendere lezioni importanti?