2d400d0346f86f6c10312a05_dr2103c.jpg Dean Rohrer

I paesi in via di sviluppo possono reggere l’economia?

CAMBRIDGE – All’inizio della crisi finanziaria globale si pensava, ottimisticamente, che i paesi in via di sviluppo avrebbero evitato la flessione che ha invece interessato tutti i paesi industrializzati. In effetti, questa volta non erano tra i responsbaili dell’accumulo di eccessi finanziari e davano, al contrario, indicazioni di forti basi economiche. Ma queste speranze si sono infrante nel momento in cui il prestito internazionale si è prosciugato ed il commerico è crollato gettando i paesi in via di sviluppo nella stessa spirale negativa delle nazioni indutrializzate.

Ma con la ripresa del commercio e della finanza internazionale si è diffusa una verisone ancor più ambiziosa degli scenari futuri. Si dice, infatti, che i paesi in via di sviluppo abbiano una prospettiva di forte crescita nonostante la crisi e la depressione in corso in Europa e negli Stati Uniti. Ancor più sorprendente è che molti si aspettano che i paesi in via di sviluppo diventino il motore di crescita dell’economia globale. Otaviano Canuto, Vice Presidente della Banca Mondiale, ed i suoi collaboratori hanno stilato un lungo rapporto che prova la sua prognosi ottimista.

Ci sono varie ragioni per cui quest’ottimismo non è da considerarsi irragionevole. Gran parte dei paesi in via di sviluppo hanno ripulito i propri sistemi finanziari e fiscali e non presentano un livello elevato di debito pubblico. La loro governabilità è in fase di miglioramento, così come la qualità del policymaking, mentre le possibilità di trasferimento tecnologico attraverso la partecipazione a reti internazionali di produzione sono sempre più frequenti.

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