NEW YORK – La Gran Bretagna, credo, avesse il meglio di tutti i possibili accordi con l’Unione europea, essendo un membro del mercato unico senza appartenere all’euro e potendo fare a meno di una serie di clausole dell’Ue. Eppure non è bastato a fermare l’elettorale britannico dal votare a favore dell’uscita dall’Ue. Perché?
La risposta si può vedere nei sondaggi di opinione svolti nei mesi precedenti al referendum sulla “Brexit”. La crisi europea dei migranti e il dibattito sulla Brexit si alimentano a vicenda. La campagna per il Leave ha sfruttato la deteriorante situazione dei rifugiati – simboleggiata dalle terribili immagini di migliaia di richiedenti asilo ammassati a Calais, nel disperato tentativo di entrare in Gran Bretagna con qualsiasi mezzo necessario – per alimentare il timore di un’immigrazione “incontrollata” da altri stati membri dell’Ue. E le autorità europee hanno rinviato importanti decisioni sulla politica dei rifugiati allo scopo di evitare un effetto negativo sul voto referendario britannico, così perpetuando scene di caos come quelle di Calais.
La decisione della cancelliera tedesca Angela Merkel di spalancare le porte del proprio paese ai profughi è stata un gesto motivante, ma non è stata adeguatamente ponderata, perché non ha considerato il “fattore di richiamo” per i profughi. Un afflusso improvviso di richiedenti asilo ha sconvolto la vita quotidiana dei cittadini dell’Ue.
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The banking system we take for granted is unfixable. The good news is that we no longer need to rely on any private, rent-seeking, socially destabilizing network of banks, at least not the way we have so far.
shows why the current private system is unfixable – and why we don’t need to tolerate it anymore.
Like Vladimir Putin, China's leader is so steeped in a narrative of victimhood and fearful of appearing weak that it is hard to imagine him ever leading China out of the mess he has created. He could well be remembered as the leader who squandered history's most remarkable economic success story.
about the country's increasingly worrisome trajectory, both at home and abroad.
Artificial IdiocyFrank Rumpenhorst/picture alliance via Getty Images
NEW YORK – La Gran Bretagna, credo, avesse il meglio di tutti i possibili accordi con l’Unione europea, essendo un membro del mercato unico senza appartenere all’euro e potendo fare a meno di una serie di clausole dell’Ue. Eppure non è bastato a fermare l’elettorale britannico dal votare a favore dell’uscita dall’Ue. Perché?
La risposta si può vedere nei sondaggi di opinione svolti nei mesi precedenti al referendum sulla “Brexit”. La crisi europea dei migranti e il dibattito sulla Brexit si alimentano a vicenda. La campagna per il Leave ha sfruttato la deteriorante situazione dei rifugiati – simboleggiata dalle terribili immagini di migliaia di richiedenti asilo ammassati a Calais, nel disperato tentativo di entrare in Gran Bretagna con qualsiasi mezzo necessario – per alimentare il timore di un’immigrazione “incontrollata” da altri stati membri dell’Ue. E le autorità europee hanno rinviato importanti decisioni sulla politica dei rifugiati allo scopo di evitare un effetto negativo sul voto referendario britannico, così perpetuando scene di caos come quelle di Calais.
La decisione della cancelliera tedesca Angela Merkel di spalancare le porte del proprio paese ai profughi è stata un gesto motivante, ma non è stata adeguatamente ponderata, perché non ha considerato il “fattore di richiamo” per i profughi. Un afflusso improvviso di richiedenti asilo ha sconvolto la vita quotidiana dei cittadini dell’Ue.
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